A cinquant’anni dalla guerra del Kippur, Lea Voghera Fubini non dimentica e non potrà mai dimenticare le ore, i giorni e i mesi che le hanno portato via per sempre il fratello Marco.
Marco Voghera era nato a Padova il 5 maggio 1942, in un periodo certo non facile per il popolo ebraico. Fu “una felicità immensa – scrive la sua mamma Bruna – negli ‘Studi in memoria di Marco Voghera pubblicati a vent’anni dalla guerra del Kippur’. Poche righe oltre aggiunge che “L’ebraismo è stato sempre al di sopra di ogni tuo pensiero, e hai dato a me, a tutti noi, la gioia di decidere di vivere in Terra d’Israele.” Era nel fortino di Firdan a difesa del Canale di Suez, quando è stato ucciso: era il secondo giorno della guerra di Kippur, l’8 ottobre 1973.
Lea Voghera Fubini racconta a Shalom la vita di Marco, il suo impegno politico, i suoi ideali.
Quale fu il suo primo pensiero quel giorno di Kippur 5734?
Appresi la notizia dello scoppio della guerra al tempio di Torino, durante le preghiere vespertine. Avevo la certezza che mio fratello fosse lì sul Canale, era un riservista, richiamato da qualche giorno.
Cosa accadde i giorni successivi?
Silenzio e angoscia per la sua sorte. Non ricevemmo nessuna notizia, non sapevamo nulla, potevamo solo sperare che Marco fosse stato catturato dagli egiziani e fosse ancora vivo e prigioniero. Dalla Croce Rossa giunsero nelle settimane e nei mesi successivi filmati di soldati prigionieri, guardavamo ad uno ad uno i loro volti, nella speranza di riconoscere il suo. Lui non c’era mai. Passarono mesi senza che ricevessimo notizie. Era considerato disperso. Solo dopo otto interminabili mesi, la moglie Miriam fu informata che il corpo di Marco era stato trovato ed era possibile dargli sepoltura.
Può tratteggiare la vita di suo fratello prima dell’aliyà?
Laura, mia sorella maggiore, Marco e io, la minore dei tre, eravamo molto affiatati e uniti. Avevamo un rapporto intenso, ci capivamo, scherzavamo, certo litigavamo anche. Partecipò giovanissimo alle attività del Centro Giovanile ebraico di Venezia e della FGEI. Era un ebreo tradizionalista, apprese a 19 anni, da Uberto Tedeschi, dell’esistenza dello Shenat Sherut, dell’anno di servizio in Israele. Decise che sarebbe stata una buona opportunità per conoscere il Paese.
Come furono i primi anni in Israele?
Svolse un mese preparatorio in una fabbrica in Inghilterra con un gruppo di giovani, da lì partì direttamente per Israele; trascorse 9 mesi al Kibbutz HaSolelim. Decise di andare a Gerusalemme, all’Università Ebraica a studiare storia e letteratura italiana. Era uno studente brillante, incontrò Miriam, la sua futura moglie, si sposarono nel marzo 1966.
Furono gli anni dell’impegno politico con Reshimat Shalom?
Con Miriam, Marco partecipava attivamente alla vita politica israeliana, era un pacifista, una colomba, partecipò nel 1969 alla fondazione del partito di sinistra Reshimat Shalom. Trovò lavoro nel settore assicurativo.
Quando entrò nell’esercito israeliano?
A fine ottobre 1968, Marco fu chiamato nella Zavà, fino ad allora era stato considerato residente temporaneo e studente. Svolse il servizio militare nei riservisti per 3 mesi, completando l’addestramento di base. Si trasferì poi per un tirocinio lavorativo all’estero. Nel dicembre 1972 tornò in Israele,a Ramat haSharon e iniziò a lavorare alla Migdal. Fu richiamato nei miluim e fece parte della Brigata Gerusalemme in uno dei battaglioni di stanza fin da prima della guerra nella roccaforte Hazion sulla riva del Canale di Suez.
Avete potuto ricostruire successivamente come avvenne l’uccisione di Marco?
La battaglia intorno a Hazion durò 3 giorni: 24 soldati resistettero agli imponenti attacchi egiziani. Marco era tra i 13 soldati che caddero in battaglia, gli altri furono fatti prigionieri.
La sua mamma a vent’anni dalla morte scrisse un ricordo. Desidera riproporlo?
“C’è in casa una cassetta colma di lettere che negli oltre dieci anni della tua assenza arrivavano regolarmente a portare tra noi il soffio della tua vita con le notizie sempre attese con ansia. Dal Kippur del 1973 sono passati vent’anni, e ogni anno io apro quella cassetta e tocco sempre alcuni di quei fogli ancora ben conservati e leggo cercando di rivivere tanti avvenimenti famigliari, ma soprattutto di riascoltare le parole di amore del mio Marco. Nel grande, fiorito, ridente cimitero di Kiriath Shaul migliaia di giovani vite sono diventate altrettante lapidi con un nome e un numero: sulla tua c’è il 31. Gli anni che il Signore ci ha concesso di vivere con te”.
Shabbat 23 settembre 2023 si è tenuto un limmud in ricordo di Marco a Venezia; come ogni anno a Kippur, a Venezia, a Padova, a Torino la sua famiglia ha ricordato il giovane italiano ucciso nella guerra di Kippur che scelse di difendere lo Stato d’Israele e perse la giovane vita..
Nelle foto:
Marco
Voghera – Manifesto
del partito Reshimat Shalom