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    ISRAELE

    Le armi di Israele e quelle dei terroristi

    Una dichiarazione sconcertante
    La dichiarazione di Elly Schlein a Gubbio secondo cui l’Italia dovrebbe smettere di fornire armi ad Israele perché queste “potrebbero essere usate per commettere crimini di guerra” ha giustamente fatto scandalo, perché presuppone l’accettazione della falsa narrativa di Hamas per cui l’autodifesa che Israele esercita a Gaza non sarebbe giustificata dai crimini orribili dei terroristi – dalle 1200 e passa persone assassinate, dagli stupri di massa, dal più grande sequestro di persona della storia contemporanea – che in fondo giustificano ma sarebbe essa sì criminale. Ignorando il fatto che le forniture d’armi dall’Italia a Israele sono sempre state marginali, valer la pena di sottolineare un punto ovvio ma importante e spesso trascurato: le armi sono essenziali per la difesa nazionale e la loro fornitura condiziona la capacità di un paese di resistere all’aggressione.

    Le forniture militari a Israele
    Ciò è vero oggi anche per l’Ucraina ed è sempre stato vero per Israele, le cui dimensioni rendono difficile l’impianto dell’intera filiera dell’industria militare. La guerra di indipendenza non sarebbe stata vinta senza le armi provenienti dalla Cecoslovacchia e in parte anche dalla Francia; quando Kissinger volle stabilire il potere condizionante degli Usa su Israele durante la guerra del Kippur rallentò il flusso dei rifornimenti, già reso difficile dal boicottaggio europeo e ciò, si dice, indusse Golda Meir a un gesto di implicita minaccia estrema, attivare la difesa nucleare. Ancora oggi ci sono voci insistenti sulla difficoltà di rifornimenti delle munizioni per i carri armati e l’aviazione israeliana, in parte dovuta ai conflitti fra presidenza e congresso americano, ma che forse è un segnale politico, coerente le dichiarazioni di Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale, che ha messo in dubbio la capacità israeliana di condurre a buon fine quell’operazione di terra in Libano, che gli Usa non vogliono assolutamente – e di conseguenza non la vuole neanche la sinistra israeliana. Netanyahu ha confermato qualche giorno fa il problema della dipendenza della forniture, dichiarando l’intenzione di lanciare un programma di sviluppo dell’industria nazionale degli armamenti, anche al di là del settore dell’alta tecnologia, dove essa già eccelle.

    Chi arma i terroristi?
    Ma in ogni guerra le armi stanno da tutt’e due la parti. Se le armi di Israele vengono soprattutto dagli Usa, chi le dà a Hamas? Un’analisi dell’Associated Press di video e foto di guerra mostra che il i terroristi usano armi provenienti da molti paesi, contrabbandate nonostante il blocco. “Cerchiamo ovunque armi, sostegno politico, denaro”, ha detto recentemente il portavoce di Hamas Ghazi Hamad. L’analisi non chiarisce se le armi siano state fornite dai governi o acquistate sul fiorente mercato nero del Medio Oriente. Ma molte immagini mostrano terroristi con armi che sembrano relativamente nuove: è chiaro che Hamas ha trovato il modo di importare armi, via nave, nei tunnel o nascoste in spedizioni di cibo e altri beni. “La maggior parte delle armi sono di origine russa, cinese o iraniana, ma sono presenti anche armi nordcoreane o prodotte nei paesi dell’ex Patto di Varsavia”, spiega N.R. Jenzen-Jones, un esperto australiano. Una delle armi più caratteristiche è l’AM-50 Sayyad, un fucile di precisione di fabbricazione iraniana che spara proiettili estremamente potenti. I terroristi usano anche una serie di armi dell’era sovietica copiate e fabbricate in Iran e Cina, fra cui varianti del 9M32 Strela di progettazione russa, un sistema missilistico antiaereo portatile. Tra le armi recuperate dalle Forze di Difesa israeliane ci sono anche quelle che sembrano essere mine anticarro TC/6 di progettazione italiana, copiate anche dall’industria iraniana. Insomma, la rete di approvvigionamento militare di Hamas comprende Iran, Russia, Cina, Corea del Nord, con qualche complicità europea. Ci si potrebbe chiedere perché Schlein non cerchi di bloccare queste forniture, le stesse che alimentano anche Houti, Hezbollah ecc. e che certamente portano a crimini sanguinosi. La risposta scoraggiante è che per certa sinistra i “rivoluzionari” hanno diritto di “lottare” come vogliono, e i limiti vanno imposti solo a chi li contrasta.

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