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    Ladispoli, un crocevia tra Mosca e Israele. La storia di Stella

    “La mia famiglia abitava a Mosca, i miei genitori, entrambi moscoviti, sono stati tra i primi membri dell’élite culturale e artistica russa a capire l’importanza dell’aliyà per scelta: hanno lasciato la Russia nel novembre 1972 offrendo a noi tre figli una nuova vita, un futuro in Israele.”

     

    Stella Syrkin racconta a Shalom la sua storia di ebrea russa.

     

    Come è stato il suo arrivo da Mosca in Israele?

     

    La nostra prima casa, al nostro arrivo, è stata a Mevasseret Zion. Erano i mesi successivi alla Guerra dei sei giorni e l’impatto emotivo era straordinario. Eravamo tutti emozionati e orgogliosi di poter condividere il sogno sionista con tanti altri olim che avevano scelto di lasciare la Russia.

     

    Quali sono i suoi primi ricordi?

     

    Nel maggio 1973, alla vigilia di Yom Ha’Azmaut, la festa per i 25 anni dello Stato d’Israele la mia famiglia si è trasferita a Gerusalemme nel quartiere di Giv’at Shapira, il nostro salotto era di fronte a Shekhem Road, ricordo i preparativi per la parata dell’esercito. La nostra casa era ancora senza mobili, potemmo così ospitare molti amici e parenti. Ognuno arrivava con la propria sedia, con cibo e bevande, allestimmo un grande tavolo da pranzo.

     

    Golda Meir, David Ben Gurion, fu una parata straordinaria.

     

    Ho un ricordo molto nitido del momento in cui Golda Meir è passata sotto le nostre finestre, con il suo indiscutibile carisma, la sua indimenticabile andatura, l’abbigliamento austero. Ma tutto il suo governo era presente e non solo, improvvisamente si sparse la voce che David Ben Gurion avrebbe partecipato alla parata. Lui, l’uomo che più di ogni altro incarnava il sogno dello Stato d’Israele e del sionismo. Per me bambina pensare di vedere la leggenda vivente che arrivava dal suo kibbutz di Sde Boker era un sogno che si avverava. Ero orgogliosa del mio giovane Stato che sfilava con semplicità e gioia I soldati sorridevano, i carri armati, gli aerei, la Russia era davvero lontana. 

     

    Da Israele a Ladispoli è arrivata in Italia 16 anni più tardi

     

    Tra il 1989 e il 1990 sono stata vice direttore della scuola di formazione del JDC – Jewish Distribution Comittee. A pochi chilometri da Roma venivano accolti bambini iraniani e russi provenienti da famiglie che avevano lasciato i loro paesi al collasso. Oltre 20.000 persone transitarono per Ladispoli, alcuni di loro rimanevano un mese, altri sei. La grande maggioranza delle famiglie voleva andare negli Stati Uniti, in Canada o in Australia più che in Israele. A Ladispoli l’Agenzia Ebraica inviava persone preparate, tra esse ad esempio Sofa Landver che sarebbe diventata Ministro dell’aliya in Israele.

    Insegnavo inglese e matematica ma le lezioni più importanti erano quelle sull’identità ebraica e su Israele. Avevo ben chiaro il mio desiderio di trasmettere la mia appartenenza al popolo ebraico ai giovani che seguivano tutti i venerdì sera la Kabbalat Shabbat e le celebrazioni delle feste nelle aule scolastiche. Gli ebrei russi non avevano alcuna nozione dell’ebraismo, né legami con il proprio passato ebraico. In Russia i 70 anni di comunismo hanno lasciato profonde ferite, mi era chiaro, il mio obiettivo era di permettere che anche le tracce più nascoste e labili di identità ebraica riemergessero.”

     

    Cosa accomuna le aliyot russe di ieri e di oggi?

     

    Israele da sempre accoglie a braccia aperte, giorno e notte, ogni singolo ebreo in pericolo.

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