Adina Moshe, una degli ostaggi liberati da Hamas a novembre, ha raccontato di aver visto Yarden Bibas, padre del piccolo Kfir, in una gabbia sotterranea durante i suoi 49 giorni di prigionia a Gaza. La drammatica testimonianza è emersa in un’intervista rilasciata alla radio dell’esercito israeliano, nella quale Moshe ha descritto le condizioni degli ostaggi nei tunnel. Moshe ha raccontato di aver visto Yarden Bibas e Ofer Kalderon, entrambi del Kibbutz Nir Oz, rinchiusi in una gabbia. “Era buio pesto. Mi sono avvicinata e ho chiesto: ‘Perché siete in una gabbia?’ Loro hanno risposto che non lo sapevano. Quando ho chiesto se avevano affrontato Hamas, è venuto fuori che lo avevano fatto. Durante il rapimento, avevano tentato di opporsi ai terroristi”.
Lei ha descritto il coraggio di Yarden e Ofer, i quali avevano affrontato gli assalitori nel disperato tentativo di proteggere le loro famiglie. “Mi hanno raccontato la loro storia, e immediatamente ho iniziato a pensare a come poter usare quelle informazioni una volta liberata”. Due giorni dopo, Moshe ha chiesto al comandante dell’unità di Hamas che sorvegliava gli ostaggi se potesse parlare con altri prigionieri del Kibbutz Nir Oz. Sorprendentemente, il comandante ha acconsentito e ha permesso agli ostaggi di trascorrere un’ora insieme. Il giorno successivo, sono stati lasciati insieme per altre due ore, prima di essere nuovamente riportati nelle gabbie.
Durante la prigionia, Yarden Bibas ha chiesto disperatamente ad Adina Moshe se avesse notizie della moglie Shiri e dei loro figli, Kfir e Ariel. Yarden ha raccontato che, durante l’attacco, aveva tentato di confrontarsi con i terroristi mentre la moglie e i bambini si erano nascosti nel rifugio. “Spero che non li abbiano presi. Sono rimasti nascosti mentre i terroristi mi portavano via”, ha raccontato Bibas, spiegando come fosse stato trasportato a Khan Younis. A dicembre, Hamas ha diffuso un video di propaganda in cui Yarden Bibas appariva costretto a dichiarare che la sua famiglia era stata uccisa, accusando Israele per la loro morte, mentre piangeva disperatamente.
Adina Moshe ha anche parlato del complicato sistema di tunnel sotterranei utilizzati da Hamas. “Lo Shin Bet non sapeva molto sui tunnel”, ha sottolineato, descrivendo la complessità del sistema: “È un enorme labirinto sotto Gaza. Ci sono linee telefoniche, alimentazioni elettriche, trappole esplosive, e aree di detenzione” ha aggiunto. Dopo la sua liberazione, Moshe è stata interrogata da funzionari della sicurezza israeliana, i quali le hanno chiesto di fornire una descrizione dettagliata del sistema di tunnel. “Ho spiegato loro che non si può semplicemente vedere la struttura, bisogna sentirla. Mi hanno anche chiesto di disegnarla, ma ho detto che non ero in grado di farlo con precisione. Tuttavia, ho cercato di dare più dettagli possibile, incluse le aree che servono per le detenzioni”.