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    La lunga guerra di Human Rights Watch contro Israele

    Il 27 aprile Human Rights Watch ha pubblicato un rapporto di oltre 200 pagine che calunnia brutalmente Israele accusandolo dell’odioso crimine di “apartheid” e chiede per questo a tutti gli Stati di applicare severe sanzioni.

     

    Questo rapporto afferma di essere basato sul “diritto internazionale e umanitario”, ma in realtà è ben lontano da questo ed è costellato di cliché razzisti, false affermazioni, fatti fuorvianti e distorsioni del diritto internazionale.

     

    L’infondata associazione del sionismo e, conseguentemente di Israele, con il razzismo e l’apartheid ha le sue origini negli anni ’60 nella propaganda sovietica, ed è stata ripetutamente rilanciata nel corso dei decenni con lo scopo di diffamare l’autodeterminazione ebraica, e con l’obiettivo finale di distruggere lo stato ebraico.

     

    Il rapporto Human Rights Watch sostiene che il conflitto israelo-palestinese sia motivato dal razzismo ebraico nei confronti dei palestinesi, senza considerare la complessità del conflitto che si basa per lo più su rivendicazioni territoriali.

     

    Per giustificare questo punto di vista il rapporto riporta in modo scorretto la realtà o la reinterpreta per mettere Israele in cattiva luce. Afferma, ad esempio che Gaza sia sotto l’occupazione israeliana incolpando solo Israele della crisi umanitaria, nonostante Israele si sia completamente ritirato da Gaza fin dal 2005, tralascia il fatto che Gaza ha un confine anche con l’Egitto e che Hamas, organizzazione considerata terroristica anche dall’Unione Europea, governi Gaza dal 2007.

     

    Considera inoltre razzista ed anti araba la Legge del Ritorno, che dal 1950 da il diritto agli ebrei di ottenere la cittadinanza israeliana, tralasciando il fatto che questa è stata emanata all’ombra della Shoah, per fornire un rifugio sicuro agli ebrei che per secoli hanno subito persecuzioni in tutto il mondo. Ovviamente viene trascurato il fatto che tutti i cittadini israeliani, a prescindere dalla religione che professano, hanno pieni diritti, tutti votano e sono rappresentati in Parlamento, diversamente da come avveniva in Sudafrica durante il regime di apartheid.

     

    In questa ricostruzione fantasiosa della realtà il rapporto considera praticamente inesistente il terrorismo palestinese e per questo ritiene che le misure di sicurezza israeliane non siano giustificate.

     

    È interessante notare che il principale autore di questo rapporto è Omar Shakir che, nel 2019, è stato costretto a lasciare Israele a causa del suo attivo supporto alla campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro lo Stato di Israele, campagna da molti considerata antisemita e che nega il diritto di Israele di esistere.

     

    Vale inoltre la pena ricordare che questa continua condanna di Israele da parte di HRW ha spinto, nel 2009, lo stesso fondatore Bob Bernstein, a scrivere che l’organizzazione aveva “perso la prospettiva critica” sul conflitto israelo-palestinese, avvertendo che se non fosse riuscita a rimediare, rischiava seriamente di minarne la propria credibilità.

     

    Molti anni dopo, con un incremento di budget e visibilità, la delegittimazione di Israele da parte di Human Rights Watch continua e la credibilità dell’organizzazione si deteriora ulteriormente.

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