Venerdì migliaia di persone hanno partecipato alla manifestazione fuori dal quartier generale delle Nazioni Unite a New York City per chiedere il rilascio degli ostaggi israeliani tenuti dai terroristi di Hamas nella Striscia di Gaza. La Jewish Telegraph Agency, uno degli storici quotidiani ebraici americani, ha seguito l’evento. Hila Rotem Shoshani, la ragazza tredicenne presa in ostaggio dal Kibbutz Be’eri e rilasciata in seguito a un accordo di scambio a fine novembre, e i parenti di quelli ancora tenuti in ostaggio, si sono rivolti alla folla in occasione dei 100 giorni dall’inizio della guerra e hanno ricordato come ci siano ancora più di 130 persone nelle mani dei terroristi.
“Essere un ostaggio a Gaza non è vita, è un inferno. – ha detto Hila Rotem Shoshani – Sono venuta fin qui per chiedere al mondo intero di aiutarci a riportare indietro tutti gli ostaggi”.
Yair Moses, il cui padre, Gadi Moses, 79 anni, è ancora tenuto in ostaggio, ha descritto la sua angoscia. “Ci sono altri uomini anziani lì, come mio padre. Nessuno sa se saranno in grado di riprendersi da questo, fisicamente o mentalmente”, ha detto Moses. “Ci sono giovani donne lì. Abbiamo già ascoltato le testimonianze che raccontano gli orrori che hanno attraversato e che stanno ancora attraversando”. “Il tempo stringe e più a lungo rimangono lì, maggiore è il rischio per le loro vite” ha sottolineato.
Alla manifestazione hanno partecipato anche la governatrice di New York Kathy Hochul e il leader della maggioranza al Senato americano Chuck Schumer. Presenti inoltre una serie di funzionari pubblici, rabbini e leader di organizzazioni ebraiche provenienti da tutta la città.
Hochul nel suo intervento ha ricordato la sua visita a Kfar Aza, una delle comunità più colpite dall’attacco di Hamas, e ha denunciato la mancanza di attenzione verso gli ostaggi nella sfera pubblica. “Perché le persone in tutto il mondo non chiedono la libertà di questi ostaggi?” si è chiesta la governatrice Hochul. “Dov’è l’indignazione? Dov’è la copertura quotidiana delle sofferenze degli ostaggi e delle loro famiglie? Voglio che vengano riportati a casa adesso e voglio che il resto del mondo inizi a dire la stessa cosa perché è barbaro e disumano trattenerli un giorno in più” ha aggiunto.
L’evento di venerdì mattina ha dato il via ad una serie di manifestazioni a sostegno degli ostaggi che si terranno in tutta la città nel fine settimana. Da venerdì pomeriggio a sabato sera, un’installazione a forma di clessidra sarà posizionata a Times Square a simboleggiare che “il tempo sta scadendo”. Domenica mattina invece, in occasione dei 100 giorni dal 7 ottobre, si tiene a Central Park la “Marcia dei 100 giorni”. I partecipanti porteranno con sé le foto degli ostaggi e indosseranno nastri gialli, simbolo dei prigionieri. E sempre domenica, un evento a Washington Square Park vedrà musicisti suonare canzoni su un pianoforte giallo aperto al pubblico in onore di Alon Ohel, un pianista di 22 anni tenuto ancora in ostaggio.