Il governo israeliano si riunisce tutte le domeniche, che nel calendario ebraico è il primo giorno della settimana. Ma l’ultima riunione è stata diversa dal solito, perché si è svolta presso il kibbutz Mevo Hama, che sorge nell’altopiano del Golan. Lo scopo di questo spostamento era di annunciare un piano da un miliardo di shekel (circa 285 milioni di euro) per raddoppiare la popolazione ebraica dell’altopiano. Oggi sulle alture del Golan risiedono circa 25 mila israeliani ed altrettanti drusi. Non si tratta dunque di un cambiamento rilevante sul piano demografico, visto che la popolazione di Israele, registrata a Iom Atzmaut scorso (aprile 2021) era di 9.327.000 abitanti, di cui poco meno di 7 milioni ebrei, con una forte crescita che richiede con urgenza la costruzione di nuove case, soprattutto in Giudea e Samaria, dove l’aumento è il più rilevante.
Ma l’altipiano del Golan ha un’importanza strategica enorme. Lungo da nord a sud circa 65 chilometri e largo fra 12 a 25 chilometri, l’altipiano sovrasta a picco il mare di Galilea (in ebraico il Kinneret) e consente dunque la possibilità di invasioni quasi senza ostacoli alla Galilea, fino alla valle di Jeezreel e a Haifa. I siriani ne avevano fatto una roccaforte militare da cui bombardavano le comunità del lago e minacciavano tutto il nord di Israele. Ancora oggi chi sale sull’altipiano vede numerosi cartelli al lato della strada che avvisano del pericolo dei campi minati predisposti dall’esercito siriano e non ancora interamente ripuliti. Dall’altro lato il Golan consente un accesso facile al sud della Siria, fino a Damasco.
La conquista israeliana avvenne al prezzo di gravi perdite durante la Guerra dei Sei Giorni (1967) e fu difesa eroicamente durante quella del Kippur (1973). Il Golan è tanto importante da essere stato annesso nel 1980: il solo territorio a essere entrato a pieno titolo nello stato di Israele, oltre a Gerusalemme. L’Onu non ha mai accettato la sua annessione, anche se ha una forza che pattuglia una zona smilitarizzata fra Israele e Siria. Fra i meriti di Trump vi è anche la sua accettazione dell’unione del Golan a Israele, che ha rotto il fronte del rifiuto. Vi sono dei segnali di cambiamento anche da parte dei drusi del Golan, che, a differenza di quelli del Carmelo che sono fedeli a Israele e svolgono anche il servizio militare, avevano mantenuto l’affiliazione con la Siria, fino alle stragi della guerra civile, che ha indotto parecchi fra loro a cambiare posizione.
Dunque la decisione di ripopolare l’altipiano, che è molto disabitato con paesaggi bellissimi e anche numerosi resti archeologici di insediamenti ebraici e poi crociati e turchi, arriva “nel momento giusto”, tanto che ha ottenuto l’appoggio di tutti i partiti del Governo, che invece sono profondamente divisi sugli insediamenti in Giudea e Samaria.