Skip to main content

Ultimo numero Settembre – Ottobre 2024

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    Israele, al via le nuove consultazioni. Probabile nuovo incarico a Lapid

    È scaduto alla mezzanotte di ieri, martedì 4 maggio, l’incarico affidato al premier in carica Benjamin Netanyahu per formare un nuovo esecutivo. Questa mattina, il Presidente Reuven Rivlin ha annunciato che avrebbe iniziato i colloqui con i membri della Knesset che si fossero candidati per formare un nuovo governo e con i leader di tutti i partiti coinvolti. I primi a essere ricevuti sono stati gli esponenti di due dei principali partiti di opposizione, nonché le due figure maggiormente accreditate per raccogliere il complesso compito: Naftali Bennett, capo del partito Yamina, e Yair Lapid, leader di Yesh Atid. Entrambi si sono proposti per avviare un tentativo di formazione del Governo. Proprio quest’ultimo sembra la figura più accreditata per ricevere l’incarico, forte anche di 17 parlamentari che lo proiettano come secondo partito. Non sarà semplice per nessuno però raggiungere una maggioranza di 61 seggi sui 120 della knesset. Un’ipotesi resta quella di un esecutivo di unità nazionale, con una rotazione nel ruolo di premier, che tenga fuori proprio il Likud, partito di maggioranza relativa e al governo dal 2009. Una soluzione dunque non semplice, come si evince sin da queste prime ore di trattative: come riporta il “Jerusalem Post”, il deputato di Yamina Amichai Chikli ha fatto sapere al suo leader in una lettera di non essere disposto a supportare un governo di coalizione con i partiti di sinistra. Una prima dimostrazione di come la strada, anche questa volta, sia in salita.

    La Knesset uscita dalle elezioni dello scorso 23 marzo ha proposto infatti per l’ennesima volta un parlamento molto frammentato. A seguire la maggioranza relativa dei 30 seggi del Likud, si è collocato proprio Yesh Atid (17), seguito da Shas (9) e da “Blu e Bianco” di Benjamin Gantz con 8; con 7 deputati ciascuno vi sono i laburisti, lo United Torah Judaism, Israel Beitenu di Avigdor Liberman; presentano invece 6 parlamentari altri 4 partiti, la lista congiunta degli araboisraeliani (Hadash, Ta`al, Balad), i socialisti del Meretz, New Hope dell’altro ex alleato di Bibi, Gideon Sa`ar, e il Partito Religioso Sionista. A completare il quadro, Ra’am, la Lista Araba Unita con 4 seggi. Numeri e orientamenti che lasciano intuire le divisioni politiche, sociali, religiose ed etniche che creano distanze tra le diverse formazioni. Un parlamento che si fa specchio di un Paese che integra e permette al suo interno di far coesistere tante anime, ma che proprio in virtù di questa sua eterogeneità deve trovare una sintesi politica per affrontare questo complesso stallo.

    CONDIVIDI SU: