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    Israele. 11 ottobre: una data da non dimenticare

    Per comprendere quanto è successo l’11 ottobre in Israele, bisogna risalire alla visita di Biden a Gerusalemme allorquando il premier Lapid, il 14 luglio, accettò tutte le condizioni imposte dal presidente USA prima di ricevere un sonoro ceffone il giorno successivo accettando che, per la prima volta, un presidente USA si recasse, senza nessun accompagnatore israeliano, nel settore est di Gerusalemme. 

    Dopo quella visita l’amministrazione Biden non perse nessuna occasione per rimproverare l’esercito di Israele “colpevole” di difendersi dai terroristi, nonostante l’IDF sia unanimemente considerato l’esercito più morale al mondo.

    La conseguenza di questa accettazione dei diktat da chi dimostra, da sempre, di non comprendere la mentalità del Medio Oriente, la si è vista in questi ultimi giorni molto tristi per il popolo israeliano.

    La morte della giovanissima poliziotta Noa Lazar risale a sabato scorso e, mentre il suo commilitone Haim Morale, colpito alla testa, versa tuttora in condizioni gravissime, oggi è stato ucciso un altro giovane soldato, Ido Baruch. In entrambi gli episodi i video fanno vedere che tutti i militari si fanno sorprendere dai terroristi che sparano per poi fuggire senza essere fermati dai soldati che preferiscono non sparare piuttosto che essere poi, magari, sottoposti a lunghi processi; e purtroppo le istruzioni che vengono date adesso ai soldati durante l’addestramento sono in linea con quanto il mondo pretende da Israele (dove non c’è più un Ben Gurion capace di infischiarsi della volontà del mondo intero).

    Il problema, purtroppo, non è nato solo oggi, ma ultimamente la situazione è di gran lunga peggiorata, e non sono rari i casi di giovani che, durante l’addestramento, sono a tal punto condizionati da non ritrovarsi nemmeno più in sintonia con la propria famiglia, convinti dai loro superiori che non esista un nemico, ma solo un partner per la pace.

    Non è poi del tutto casuale se nella stessa giornata del secondo grave incidente ad un check point il premier dimissionario Lapid ha annunciato di aver raggiunto un accordo col Libano riguardante i confini marittimi. Biden e Lapid si sono complimentati e ringraziati a vicenda, ma questo accordo è, esso pure, il frutto di un diktat giudicato inaccettabile da molti commentatori israeliani; basti qui ricordare, come molto opportunamente fa Caroline Glick, che la linea di confine marittimo rivendicata da Israele corrispondeva esattamente agli accordi firmati tra il Libano e Cipro e successivamente sottoposta da Gerusalemme alle Nazioni Unite facendo riferimento agli accordi Cipro-Libanesi.

    Come ha dichiarato Eugene Kontorovich, esperto di Diritto Marittimo Internazionale e direttore di Diritto Internazionale al Kohelet Policy Forum di Gerusalemme, è la prima volta che un governo israeliano cede parte del proprio territorio senza l’accordo della Knesset, il Parlamento, ed è la prima volta che un simile atto è compiuto da un governo minoritario; ma Lapid si illude, in tal modo, di evitare una guerra con Hezbollah. 

    Pia illusione, come la storia del Medio Oriente avrebbe dovuto insegnargli.

    Il ministro della Difesa, Gantz, ha dichiarato di “non aver ceduto un millimetro di territorio che potesse servire per la difesa di Israele”, convinto di aver operato per il meglio “nonostante il tentativo di Hezbollah di distruggere questo accordo”. Ma Nasrallah ha già fatto sapere che, essendo firmato dal presidente libanese Aoun, non lo terrà in considerazione dopo la scadenza del suo mandato, il prossimo 31 ottobre.

    Nessuno stato parlamentare e democratico può cedere una parte del proprio territorio senza l’approvazione del proprio Parlamento, ma Lapid e Gantz cercano di farlo per paura di una guerra con Hezbollah (che, in tal modo, ha già vinto la prima battaglia contro la democrazia israeliana). È ben vero che bisogna adesso aspettare alcuni giorni per vedere se la Corte Suprema non bloccherà Lapid, ma intanto Israele si è dimostrato debole, peccato questo gravissimo in Medio Oriente dove si finisce poi sempre per pagarne le conseguenze.

    Questo accordo, come scrive Caroline Glick, rinforza Hezbollah economicamente e strategicamente, a spese di Israele e delle cessioni volute da Lapid e da Gantz.

    Ma Lapid si sarà sentito onorato dalle parole di Biden che gli ha detto “You are making history”; speriamo soltanto che Israele riesca a riprendersi in fretta la propria storia, così piena di successi, e che impari a non fidarsi di un alleato che si limita a garantire solo a parole la “Israel security and regional sability”, minandone in realtà le basi.

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