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    ISRAELE

    I messaggi di Liri alla famiglia dalla prigionia a Gaza

    Liri Albag è una delle giovani soldatesse rapite dai terroristi di Hamas il 7 ottobre. All’inizio la ragazza di 19 anni è stata tenuta prigioniera insieme ad altri ostaggi, alcuni dei quali sono stati liberati in seguito ad un accordo stretto con Hamas in autunno. Attraverso gli ostaggi liberati Liri è riuscita ad inviare alcuni messaggi alla sua famiglia. Shai Albag, sua sorella, ha rivelato le condizioni con cui i terroristi la tengono ostaggio, con minacce di rimanere per sempre nella Striscia e di sposarsi là. Liri è stata recentemente riconosciuta in un filmato diffuso dalle famiglie degli ostaggi israeliani, dove si vedeva il rapimento suo e di altre soldatesse dalla base di Nahal Oz, Naama Levi, Agam Berger, Daniella Gilboa e Karina Ariev, tutte ancora prigioniere a Gaza. Nel filmato erano circondate da terroristi armati, uno dei quali spiegava che le ragazze erano molto belle e che sarebbero potute rimanere incinte.
    Shiri, la madre di Liri, ha spiegato al Jerusalem Post che gli ostaggi sono sottoposti a continui abusi psicologici. La famiglia di Liri si sta battendo da 9 mesi per la liberazione della figlia, raccontando il poco che sanno di ciò che la figlia sta affrontando a Gaza. La ragazza sarebbe sfruttata come schiava e i suoi carcerieri la obbligherebbero a pulire e cucinare senza poter poi mangiare il cibo che prepara. Sarebbe stata spostata in almeno quattro diverse case a Gaza e dopo quaranta giorni i terroristi l’avrebbero portata nei tunnel sotterranei, dove le condizioni di vita dei prigionieri sarebbero terribili a causa dell’assenza di luce e del poco cibo. La ragazza, inoltre, per bere avrebbe avuto accesso solo a poca acqua salata.
    Oltre alla preoccupazione di avere una figlia prigioniera dei terroristi a Gaza, la famiglia di Liri ha dovuto anche affrontare la minaccia psicologica di Hamas in Israele. Ad aprile un fioraio ha consegnato a casa Albag una ghirlanda di fiori accompagnata da una nota: “Che il suo ricordo sia una benedizione, sappiamo tutti che il Paese è più importante”. Il fioraio ha spiegato a Walla che la ghirlanda era stata ordinata online e che via mail gli era stato chiesto di consegnarla all’indirizzo della famiglia Albag, spiegando che si trattava della casa dello stesso mittente. Secondo lo Shin Beth, dietro alla macabra ghirlanda ci sarebbe la mano dell’Iran.

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