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    Ecco come e perché cresce il settore immobiliare in Israele

    Qual è lo stato dell’arte del settore immobiliare in Israele? Tra i vari ambiti influenzati dall’aumento del costo della vita a Tel Aviv, ma in generale in tutta Israele, quello dell’edilizia mostra un fortissimo incremento dei prezzi delle case, sia di nuova costruzione che già esistenti. Per conoscere meglio questo campo Shalom ha intervistato Miky Steindler, imprenditore italo-israeliano attivo in questo ambito. 

    “Il settore immobiliare israeliano è in fortissima crescita, in modo continuativo e duraturo – spiega Steindler – uno sviluppo dovuto soprattutto al saldo demografico positivo e alla volontà degli ebrei all’estero di acquistare casa in Israele. Questo, infatti, porta a un continuo aumento della domanda reale, al quale però non vi è un’adeguata offerta d’immobili e ciò comporta un ovvio innalzamento dei prezzi”.

    Ma la differenza tra domanda e offerta, secondo Steindler, è solo una parte delle cause che portano l’importo per l’acquisto delle costruzioni ad essere così elevato. Secondo l’imprenditore sono diversi i motivi di questo fenomeno: il primo soggetto a guadagnarci molto dalla nuova costruzione di edifici è lo Stato, infatti, “quasi l’80% dei terreni è di proprietà pubblica e questo comporta un’asta per il loro acquisto” e un conseguente innalzamento dei prezzi. Lo stesso vale per quelli privati che si vogliono far diventare edificabili e per renderli tali, gli oneri fiscali sono elevati. A questo si aggiunge la mancanza di produzione propria del materiale edile, in gran parte importato, e l’alta tassazione sugli appartamenti, per i quali vengono pagati sia la tassa di registro sia l’IVA. In ultima istanza anche la mancanza di manodopera gioca il suo ruolo e a questo lo Stato sta cercando di far fronte nell’ultimo periodo firmando accordi con paesi dell’Est Europa e non solo.

    “Il costo della casa è uno dei temi più dibattuti nello Stato ebraico, perché non è solamente un problema economico, ma anche sociale, – sottolinea Miky Steindler – perché chi non ha un immobile proprio, come per esempio le giovani coppie, si trova in difficoltà”.

    Il prezzo delle case di nuova costruzione a Tel Aviv è in media di circa 60mila shekel al metro quadrato, mentre quelle vecchie sui 45mila NIS. Anche a Gerusalemme troviamo prezzi molto elevati, dai 25mila ai 40mila. Per avere delle cifre leggermente più accessibili bisogna uscire dal centro. Per esempio a Ra’anana il costo al metro quadro di una nuova casa è sui 25mila shekel. Proprio questa città insieme a Ramat Gan e tante altre cittadine vicine vedono una forte volontà da parte di coloro che vogliono acquistare casa: l’interesse è duplice, infatti, chi decide di abitare in quella regione lo fa sia per motivi lavorativi e familiari.

    Il costo medio è elevatissimo e questo porta i cittadini a guardare alle periferie. “La grande scommessa di questi ultimi anni è quella di creare una rete ferroviaria importante che permetta a chi abita fuori Tel Aviv di essere collegato senza dover utilizzare l’automobile” ha spiegato Steindler sostenendo inoltre che “se riusciranno a collegare la fascia costiera alta con Tel Aviv, allora si sarà fatto un buon lavoro”.

    Alle periferie guarda anche lo Stato per creare nuovi poli economici. Un articolo di Calcalist, rivista israeliana specializzata nell’ambito economico, suggeriva l’eventuale creazione di nuove Silicon Wadi in zone periferiche dello Stato ebraico, come per esempio Beer Sheva, Haifa e Tzfat, sulla falsariga di quanto sta avvenendo in Texas, nello specifico l’area di Houston, diventata la principale alternativa alla Silicon Valley. “Le ragioni oltre che economiche sono soprattutto strategiche e geopolitiche. – sostiene Steindler – Ma il processo richiederà decine di anni sia per problemi logistici che per gli elevati costi, per la creazione di infrastrutture”. 

    “Si sta cercando di abbattere il costo della vita in queste zone e questo a livello strategico, soprattutto in un paese in guerra come Israele, è importantissimo. Ma ciò – secondo Miky Steindler – sta avvenendo con scarso successo. Gli israeliani, infatti, preferiscono abitare nella regione del Gush Dan, meno cara rispetto a Tel Aviv e ancora accessibile a buona parte dei cittadini”.

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