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    ISRAELE

    Cresce la tensione con Hezbollah. Netanyahu: “Siamo pronti ad un’azione molto forte nel nord”

    Cresce la tensione al Nord di Israele. Da ormai diverse settimane Hezbollah sta lanciando centinaia di razzi e droni suicidi verso le comunità al confine con il Libano. Una situazione insostenibile per chi abita al nord, che vede il suo ritorno a casa sempre più lontano.
    I missili e i droni da ormai diversi giorni stanno causando ingenti danni e stanno rendendo impossibile una vita normale di chi è rimasto nelle proprie case. Infatti, il gruppo terroristico libanese sta deliberatamente lanciando i missili e gli UAV in zone disabitate, eludendo così l’Iron Dome. Negli ultimi giorni sono stati diversi gli incendi causati dal continuo lancio di razzi da parte di Hezbollah.
    “Siamo pronti ad un’azione molto forte nel nord. In un modo o nell’altro ripristineremo la sicurezza”. Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu che questa mattina ha visitato Kiryat Shmona, dove ieri sono divampati incendi dopo il lancio di droni dal Libano. Hezbollah ha risposto con diversi attacchi contro le posizioni israeliane, compreso un raid con “missili guidati” contro una “piattaforma Iron Dome nella caserma Ramot Naftali”.
    In un articolo uscito martedì sul quotidiano israeliano Maariv, il ricercatore Tal Beeri, capo del dipartimento di ricerca dell’Istituto Alma, ha descritto gli scenari di una possibile guerra su vasta scala nel Nord.
    “Nel caso in cui scoppiasse una guerra totale, il fronte israeliano vedrebbe un volume di fuoco mai visto prima, più imponente di quello del 2006”, prevede Beeri. “La principale potenza di fuoco di Hezbollah sono i missili e i razzi, con alcuni in grado di colpire l’intero territorio dello Stato di Israele con una capacità di tiro precisa” prosegue, sottolineando come la principale area colpita in questo caso è l’intera area settentrionale fino ad Haifa. “In questa zona, la maggior parte degli incendi proverrà da razzi di vario tipo considerati a corto raggio”, secondo Beeri nelle prime due settimane di guerra “sarà quasi impossibile condurre una vita normale”.
    Secondo le stime dell’istituto di ricerca, Hezbollah dispone di 150.000 mortai, 65.000 razzi con una gittata fino a 80 km, 5.000 razzi e missili con una gittata di 80-200 km, 5.000 missili con una gittata di 200 km o più, 2.500 velivoli senza pilota (UAV) – e centinaia di missili avanzati, come missili anti aerei o missili da crociera.
    “Inoltre, la linea più meridionale – Hadera, Netanya e Gush Dan – sarà nel loro mirino” ha previsto il ricercatore di Alma. Per Hezbollah, infatti, colpire l’area del Gush Dan sarebbe una vittoria, e per questo “concentreranno i loro sforzi lì”.
    “Da un lato, questa è una guerra psicologica e dall’altro un segno di ciò che verrà. Dopotutto, è noto che prima del 7 ottobre Hezbollah voleva la guerra con Israele e intendeva invadere la Galilea, ma Hamas ha giocato le sue carte”, ha osservato Beeri, che ha rivelato di essere venuto in possesso di “un proclama interno di Hezbollah, inviato ai suoi membri in cui veniva loro detto di essere pronti alla guerra”, ovviamente prima del 7 ottobre.
    Dopo il massacro di Hamas, infatti, la strategia di Hezbollah è cambiata drasticamente, tuttavia “il 7 ottobre ha solo congelato i piani di Hezbollah, non li ha annullati”.

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