A partire da domani, lunedì 24 febbraio, Israele vieterà a tutti i cittadini stranieri che negli ultimi 14 giorni sono stati in Corea del Sud e in Giappone di entrare nel paese per il timore della diffusione del coronavirus. Lo ha annunciato oggi il Ministero della Sanità, citato dal quotidiano online “Times of Israel”. Un ordine in tal senso sarà firmato più tardi, nel corso della giornata, dal Ministro dell’Interno, Aryeh Deri. “La gente deve capire – ha affermato il Ministro della salute – che abbiamo una finestra limitata di opportunità per controllare la malattia che, altrimenti, si diffonderebbe in tutto il Paese. Inoltre – ha aggiunto – la popolazione deve ottemperare agli obblighi di quarantena anche per solidarietà e cura nei confronti dei malati e dei più anziani”.
Israele sta già negando l’ingresso ai visitatori provenienti da Cina, Hong Kong, Macao, Tailandia e Singapore ed è apparentemente l’unico paese ad aver finora adottato misure così drastiche per contenere il virus. Il Ministero della Sanità ha anche affermato che tutti gli israeliani di ritorno da Italia, Australia e Taiwan che sviluppano sintomi di malattia devono essere esaminati secondo procedure dettagliate. In altri termini: all’arrivo in Israele, chiunque sia stato in Italia, Australia, Cina e altri Paesi asiatici colpiti dal coronavirus nelle ultime due settimane e abbia avuto febbre sopra i 38 gradi, tosse, difficoltà respiratorie o sintomi analoghi, deve sottoporsi a controlli medico-sanitari indicati dal ministero della Sanità. Lo ha annunciato lo stesso ministero della Sanità in una conferenza stampa a Tel Aviv dopo l’aumento dei casi registrati in questi Paesi.
Israele ha dunque imposto misure ferree. Oltre alla quarantena obbligatoria di quattordici giorni per tutti gli israeliani che ritornano dal Giappone, dalla Cina, dalla Corea del Sud, da Hong Kong, Macao, Thailandia e Singapore, infatti, le autorità hanno specificato che “chiunque sia stato a Taiwan, in Italia o in Australia negli ultimi quattordici giorni e sviluppi i sintomi della malattia dovrebbe essere esaminato”. In altre parole gli israeliani che si sono recati nel nostro Paese, e che una volta rientrati in patria dovessero presentare sintomi sospetti, dovranno essere sottoposti a test strumentali per scongiurare il rischio di aver contratto il coronavirus. Insomma, il Ministero della Salute di Israele, nel mettere a punto le sue linee guida, ha messo l’Italia sullo stesso piano delle nazioni asiatiche.
Infine, un aereo di linea sudcoreano con a bordo 200 passeggeri non israeliani e atterrato ieri sera all’aeroporto Ben Gurion è stato rimandato a Seul dopo che i 12 israeliani a bordo sono stati evacuati e messi in quarantena. La Corea del Sud ha inoltrato una protesta formale con il governo israeliano per l’accaduto.
E intanto sale a duecento il numero degli israeliani messi in quarantena dopo essere entrati in contatto con il gruppo di turisti sudcoreani, nove dei quali risultati positivi al test del Cornavirus, che avevano visitato Israele e la West Bank nel mese di febbraio. Già ieri il ministero della Sanità israeliano aveva lanciato un allarme dopo che nove membri di un gruppo di pellegrini cristiani sudcoreani, in visita in Israele questo mese, al loro ritorno in patria hanno manifestato i sintomi del coronavirus. Il ministero ha precisato che i pellegrini avevano visitato diversi Luoghi Santi e ha chiesto a chi sia entrato in contatto ravvicinato e prolungato con loro di mettersi in quarantena. Di certo si sa soltanto che i turisti avevano visitato numerosi luoghi di interesse turistico e religioso, comprese almeno una dozzina di chiese, e non è ancora chiaro se il contagio sia avvenuto prima o dopo il loro soggiorno. Tutti i 77 membri del gruppo sono già rientrati in Sud Corea mentre il ministero della Sanità israeliano – che ha pubblicato l’itinerario percorso dai turisti, che comprende numerose località in Israele, Gerusalemme ed Hebron in Cisgiordania – continua a cercare di localizzare tutti i soggetti che possono aver incontrato i turisti e in virtù di ciò essere stati infettati. A chi sia entrato in contatto ravvicinato e prolungato con loro ha chiesto di mettersi in quarantena. I. Va.