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    Troppe giustificazioni se l’antisemitismo è musulmano

    I giornali israeliani (non certo quegli italiani) hanno riportato abbondantenente la storia del ragazzino ebreo che a Melbourne è stato molestato, picchiato e costretto a baciare le scarpe di un suo compagno di scuola musulmano(https://www.jewishpress.com/news/global/australia-new-zealand-oceania/jewish-boy-forced-to-kiss-feet-of-muslim-classmate-in-melbourne-park/2019/10/03/). Ragazzate si potrebbe dire. E però la forma dell’umiliazione fisica dell’ebreo è profondamete iscritta nella cultura musulmana, come si vede per esempio leggendo il recente libro sul tema di Georges Bensussan (che a proposito è stato definitivamente assolto in Francia dalle accuse pretestuose mossegli da alcune associazioni “antirazziste”). E soprattutto bisogna pensare che cose del genere accadono in tutto il mondo. Per fare solo un esempio, in Belgio è stato assolto un ristoratore che aveva affisso fuori dal suo locale un cartello in cui diceva che l’accesso era permesso ai cani, ma non agli ebrei; l’autorità antirazzista ha difeso un palestinese che incitava allo sterminio degli ebrei, perché questro faceva parte dei suoi diritti; una scuola si è detta fiera del fatto che un suo insegnante avesse partecipato e vinto un premio alla rassegna annuale di fumetti che si tiene a Teheran sul tema cdella negazione della Shoà (https://www.jpost.com/Diaspora/In-Belgium-Jewish-leaders-worry-that-antisemitism-has-become-kosher-603541). E si potrebbe andare avanti a lungo. Il fatto è che l’antisemitismo non è solo di nuovo in circolazione, ma se deriva da ambienti islamici, come nella grande maggioranza dei casi, è di nuovo giustificato e appoggiato dai benpensanti.

     

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