Il primo giorno prenderete il frutto dell’albero d’ornamento, rami di palma, rami di alberi dalla fronda folta e salici dei torrenti…(Levitico 23:40).
Il Lulav è l’insieme di quattro specie vegetali (un cedro, un ramo palma, tre di mirto e due di salice) che dobbiamo legare assieme e scuoterlo ai quattro angoli della terra durante le preghiere mattutine dei sette giorni di Sukkot. Il sabato è l’unico giorno, tra i sette della festa, in cui non possiamo prenderlo. Tra i tanti tanti significati simbolici di queste quattro specie, mi soffermo su quelli insegnati dal Ben Ysh Chay (Yosef Chayym di Bagdad 1835-1909).
1. Lulav/לולב/Ramo di palma: se dividiamo la parola ebraica (לו-לב / Lo-LeV) assume il significato di “verso di Lui il cuore”. Allusione al fatto che dobbiamo unificare il nostro cuore, nel senso di far prevalere l’istinto al bene sull’istinto al male. Il nostro cuore sarà allora rivolto verso la Torà così da servire il Signore nella preghiera e nell’osservanza dei Suoi precetti.
2. Etrog/אתרוג/Cedro: se anagrammiamo il nome in ebraico del cedro otteniamo את-גור / ET-GUR, un’allusione al verso dell’Ecclesiaste (12:13) “Abbi timore del Signore e osserva i Suoi precetti, questo è l’uomo”. Significa che dobbiamo tenere presente sempre un senso di timore reverenziale verso il Creatore che è per l’individuo il primo stimolo verso l’osservanza della Torà. Non solo, ma la particella את/ET che è formata dalla prima (א alef) e dall’ultima (ת tav) lettera dell’alfabeto ebraico, rafforza il concetto che questo rispetto deve essere completo e ci deve essere “dall’inizio alla fine”.
3. Hadas/הדס/Mirto: in questo caso la scomposizione della parola ma anche la possibilità interpretativa che una lettera possa intendere una parola intera (הס-ד׳ין / HaS-DYN) ci fa interpretare questa pianta come una forza che possa “mettere a tacere il giudizio (negativo)” qualora fosse stato decretano su di noi. Infatti i giorni di Sukkot sono giorni in cui il Signore giudica il mondo riguardo all’acqua. Se mandarla o non mandarla, se poca e quindi insufficiente per il normale ciclo della natura a noi necessario, oppure troppa e quindi distruttiva. Il mirto simboleggia la nostra richiesta umile affinché si possa essere giudicati per ricevere in questo nuovo anno la giusta quantità di acqua per costruire e vivere.
4. ‘Aravà/ערבה/Salice: come per la parola ebraica palma, se dividiamo la parola (ער-בה / ‘ER-BaH) si crea l’espressione “Sii desto in essa”. Senza scherzare troppo sul richiamo della pronuncia in italiano di questa espressione e delle sue problematiche di attualità, il significato che si cela in essa è molto importante. Nonostante la pianta non abbia ne odore ne sapore, quindi di scarso valore, la si lega comunque insieme alle altre di più pregio. Così dobbiamo essere sempre svegli e attenti anche sulle questioni sociali. Abbiamo il dovere di avvicinare e legare insieme a noi anche le persone più umili e misere senza ergersi con superbia al di sopra di esse, sotto tutti i punti di vista, sociali, economici, di classe e anche religiosi.
Le quattro specie, inoltre, alludono alle quattro lettere del Nome ineffabile del Signore; unirli insieme vuol dire unificare il Nome di Dio grazie alla pratica non solo nei doveri verso di Lui, ma anche di quelli verso il prossimo. Auguriamoci di essere individui in grado di farlo consapevolmente.