Una validissima scrittrice e traduttrice ha rilevato che «Al Gay Pride di Torino entra a gamba tesa il movimento Bds, basato su boicottaggio, disinvestimento, sanzioni contro Israele. Bds è un movimento dichiarato illegale in molti Paesi, fra cui la Germania». Ebbene, da noi tale movimento non è illegale. Non solo: da noi non è stata recepita dal governo la definizione IHRA di antisemitismo, malgrado il voto del Parlamento europeo e del Parlamento italiano.
Non solo: mentre i movimenti omosessuali italiani hanno diversi telefoni amici, alcuni dei quali forniscono un servizio legale, da noi l’Osservatorio Antisemitismo non interviene, ma si limita alla presa d’atto e, nel rispetto della privacy, alla diffusione. Nel caso fossi impreciso, m’impegno qui a riprodurre, virgolettandola, la doverosa replica. Al riguardo, l’interlocutore ufficiale sono le istituzioni ebraiche in Italia e, segnatamente, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI).
Abbiamo dei Musei sulla Memoria, abbiamo delle iniziative per ricordare le atrocità accadute dal 1938 al 1945, ma se non assumessimo iniziative utili sul presente, rischieremmo di vanificarne il ricordo, in quanto non corredato da atti concreti che attestino quanto si sia imparato dal passato.
Forse sarebbe utile una riforma dell’UCEI, perché è paradossale che il Consiglio dell’Unione delle Comunità non sia formato dai rispettivi Presidenti, ma da ciò che si chiama, letteralmente, un parlamentino, e già il ricorso al diminutivo dovrebbe aiutare a pensare ad alternative valide o, quanto meno, a capire che essere Consiglieri è un bene, ma far approvare o promuovere iniziative utili e portarle a compimento costituisce un bene ancor maggiore.