Mentre Netanyahu e i ministri del Bahrein e degli Emirati firmavano gli accordi di pace, davanti a Trump che ha avuto un ruolo decisivo per raggiungerli, il più grande gruppo musulmano americano (il CAIR, con forti legami col partito democratico) manifestava davanti alla Casa Bianca contro l’accordo, paragonando Netanyahu a Hitler. Da Gaza nello stesso tempo Hamas sparava molti razzi contro Israele e da Ramallah l’Autorità Palestinese prometteva una nuova “intifada”, cioè terrorismo. I diplomatici dell’Unione Europea e dei suoi paesi membri alla Casa Bianca non c’erano, avevano ignorato per dispetto l’invito a partecipare, con l’eccezione della “cattiva” Ungheria. Proprio il giorno prima era uscita sui giornali un’opinione di Abraham Foxman, per molti anni presidente dall’Anti Defamation Ligue, e leader del fronte ebraico “progressista” americano che attaccava frontalmente Trump come “demagogo”. Il suo atteggiamento non è diverso da quello dell’estrema sinistra israeliana, che si è guardata bene dal silenziare la sua campagna contro Netanyahu nel momento del maggior successo diplomatico di Israele. Al coro dei nemici dell’accordo (o di coloro che ostentano indifferenza) si sono uniti l’Iran e la Turchia, il Qatar e il Vaticano di Bergoglio, in Italia giornali come il Manifesto, il Fatto, il Riformista, l’Avvenire. Un giornalista tradizionalmente antisraeliano come Bernardo Valli si è dimesso proprio in questa occasione da “Repubblica” dicendo che sotto la direzione di Molinari era diventata troppo filo-israeliana, perché appoggiava l’accordo. Insomma, alla prospettiva concreta di un percorso di pace per il Medio Oriente si oppongono non solo tutti gli islamisti e i palestinisti militanti, ma anche coloro che si sono sempre definiti pacifisti. La pace non interessa loro se non è una sconfitta di Israele o magari la sua distruzione. I nemici di Israele ormai sono quasi tutti a sinistra. Rispettiamo la loro libertà di opinione. Ma per favore non dicano più di essere pacifisti. Confessino di odiare Israele e il popolo ebraico, anche quelli fra di loro che purtroppo vi appartengono.