L’articolo 2 della Legge 3 febbraio 1963, n. 69,
recante Ordinamento della
professione di giornalista, richiamato dall’articolo 1 del Testo unico dei doveri del giornalista, approvato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei
Giornalisti nella riunione del 27 gennaio 2016, dispone che “è
diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica,
limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della
personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità
sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla
buona fede (nostra
sottolineatura)….”.
Abbiamo fatto un riscontro rapido,
forse anche superficiale e, non avendo trovato alcuna eccezione all’obbligo di
rispetto della “verità sostanziale dei fatti” quando un servizio giornalistico
riguardi lo Stato d’Israele, ci siamo domandati il perché di certi articoli sul
conflitto arabo – israeliano. A dirla tutta, ci siamo pure domandati se sia
così difficile capire che la cattiva informazione costituisce il principale
ostacolo alla pace assieme ad una fucina di odio di cui non si sente la
necessità.
Eppure, ai Direttori di testata
sarebbe bastato dare lo stesso sguardo che abbiamo dato noi a qualche
enciclopedia affidabile ed alle sue ramificazioni per accorgersi
dell’inopportunità di immettere in circolo certi gioielli della letteratura
giornalistica. La risposta che, anche qui, ci siamo dati, collega tale
scadimento al declino culturale. Tuttavia – anche qui – non abbiamo rinvenuto
alcun obbligo di assecondare siffatto declino tentando con tutte le forze di
farne parte e, se possibile, di accentuarlo con entusiasmo.
Non si tratta, da parte nostra, di
levare delle critiche allo stile o alla cultura politica, bensì di far presente
a qualche Direttore che l’odio gratuito non è indispensabile né alla sua
carriera né alle sorti della sua testata. Anzi, se una testata inizia la
discesa, non sarà l’abbassamento di qualità a sollevarne le sorti. Una postilla:
appare vieppiù irreale discorrere del ventennio quando talvolta si fa per
diletto ciò che prima si compiva per obbligo.
Non bisogna sottovalutarsi: se la
pace in Medio Oriente è impossibile, un piccolissimo contributo lo si deve anche al mancato confronto con quella “verità
sostanziale dei fatti” richiamata dalla citata legge del 1963, un periodo
storico sicuramente più felice di quello che stiamo attraversando. Allora
avevamo Gaetano Afeltra, Enzo Biagi, Indro Montanelli e tanti altri: se ci sono
degni successori, per favore, si facciano avanti.