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    Più dell’odio online è da temere la censura del web

    La pandemia ha evidenziato a tutti l’importanza della comunicazione online e dei social: non fabbriche di “fake news” o di “demenza digitale”, come hanno pontificato alcuni ignoranti (o interessati) nostalgici del tempo passato, ma strumenti essenziali di comunicazione, che rimediano all’inadeguatezza dei media tradizionali, ormai quasi tutti dediti non a informare i loro lettori ma a “educarli”, naturalmente in favore della vecchia egemonia politica globalista e per questa ragione non creduti dal pubblico (due italiani su tre non si fidano dei giornali) e in totale collasso di diffusione (le vendite dei quotidiani italiani sono calate del 75% circa negli ultimi quindici anni). Il meccanismo della rete e soprattutto dei social media è diverso, perché temi, notizie e tesi diffuse non sono scelti dall’alto, ma dipendono dalla “votazione continua” dei lettori che li condividono o meno. Il risultato, naturalmente è pluralista e magari anche confuso e cacofonico, con punte interessantissime e utili e altre disgustose. Di fronte a questa possibilità di diffusione di pensieri incontrollati, dittature come l’Iran o la Cina hanno subito organizzato censura e repressione. Ora però anche nelle democrazie occidentali si sollecita la censura, con il pretesto di reprimere “l’odio” (che però compare secondo una recente ricerca solo sul 3,7% dei post su Twitter, con una netta maggioranza di insulti privati o sportivi e una presenza assai di contenuti razzisti o antisemitici. Per un riassunto: http://www.datamediahub.it/2020/06/22/rapporto-sullhate-speech-in-italia/#axzz6Q6onEubY ). 

    E’ accaduto perfino che un gruppo importante di aziende internazionali (fra cui Coca Cola, Starbucks, Verizon ecc.) hanno dichiarato il boicottaggio di Facebook perché non ha censurato dei post di Trump contro le agitazioni violente delle ultime settimane in Usa. E’ un fenomeno su cui bisogna riflettere, perché segna una inedita scivolata verso la politica di aziende commerciali, e perché questo impegno non è altro che una richiesta di censura. Alcune organizzazioni ebraiche americane hanno appoggiato questo boicottaggio, probabilmente con l’illusione di bloccare l’antisemitismo. E’ un errore. Chi vuole il boicottaggio di Trump sono gli antisemiti di Black Lives Matter. Come sempre, la sicurezza degli ebrei non è separabile dalla libertà di tutti.

     

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