Nella Haggadà che leggiamo durante il sèder di Pèsach, dopo il racconto di come l’Eterno ci fece uscire dall’Egitto, è scritto: “La promessa che è stata mantenuta per i nostri padri lo sarà anche per noi. Poiché non uno solo si levò contro di noi per distruggerci, ma in ogni generazione si levano contro di noi per distruggerci, però il Santo Benedetto ci salva dalla loro mano”.
Rashì (Troyes, 1040-1105) commenta che l’Eterno aveva mostrato al nostro patriarca Avraham altri periodi d’esilio con la relativa salvezza (Bereshìt, 15:10). La promessa fatta ad Avraham, che i suoi discendenti sarebbero stati in esilio in Egitto e da lì sarebbero stati salvati, servì ai nostri padri. Serve anche a noi perché anche noi dobbiamo considerarci salvati dall’Egitto. Questa promessa ci accompagna per tutti i travagli della nostra storia.
R. Jonathan Sacks (Londra, 1948-2020) nel suo commento alla Haggadà (Ed. 2011, p. 117), scrive: “Ci saranno difficoltà in futuro, ma non saranno insormontabili. Ci sarà dolore, ma non sarà paralizzante o definitivo. Dietro l’angolo potrebbero esserci sofferenze terribili, ma qualcosa e qualcuno sopravvivrà. Potrebbe esserci l’esilio, ma alla fine ci sarà il ritorno a casa. […]. La storia non fa nascere la speranza, la speranza fa nascere la storia”.
Nel Talmud babilonese (Berakhòt, 19a) è raccontato: “Todos, leader della comunità di Roma, introdusse l’uso presso gli ebrei romani di mangiare capretti allo spiedo nelle sere di Pèsach. Shim’on figlio di Shetach [che era il capo del Sinedrio durante il regno di Alessandro Yannai attorno all’anno 80 prima dell’Era Volgare, e fratello della regina Shelomtzion] gli mandò a dire: «Se non fosse per il fatto che sei Todos avrei decretato il nidùi [una forma di scomunica] nei tuoi confronti perché fai mangiare sacrifici al di fuori [di Gerusalemme]»”.
Rashì commenta che i Maestri avevano proibito questa pratica, perché assomigliava troppo a coloro che abitavano in Eretz Israel e trasgredivano la proibizione di mangiare i sacrifici al di fuori di Yerushalaim. Chi vedeva gli ebrei di Roma fare così, avrebbe potuto pensare che avevano commesso la trasgressione di consacrare l’animale come sacrificio di Pèsach.
Rav Yosef Shalom Elyashiv (Lituania, 1910-2012, Gerusalemme) cita il passo della Haggadà che “in ogni generazione si levano contro di noi per distruggerci” per giustificare la decisione di Todos di far consumare i capretti allo spiedo a Roma nel sèder di Pèsach. A tal fine egli fa notare che nel Midràsh Yalkùt Shim’onì (Malakhì, 587) è raccontato: “Un filosofo disse a R. Eli’ezer che il navì (profeta) aveva detto: «Essi costruiranno e Io [l’Eterno] distruggerò (Malakhì, 1:4)» e invece vedi che tutti i nostri palazzi sono in piedi. R. Eli’ezer rispose: «La Scrittura non tratta dei vostri palazzi ma delle vostre trame: tutto quello che voi pensate e calcolate nella vostra mente per tramare contro di noi e per distruggerci Egli lo distrugge». Egli [il filosofo] rispose: «Giuro che è proprio cosi. Ogni anno ci si incontra per venire a distruggervi e un vecchio viene e annulla tutto»”.
Rav Elyashiv commenta che dal korbàn (sacrificio di) Pèsach impariamo che esiste la Provvidenza divina. Infatti nella Torà, riguardo al korbàn Pèsach è scritto: “Tutta la comunità d’Israele ne farà la shechità nel pomeriggio” (Shemòt, 12:6). E più avanti è scritto: “Il sangue sulle case dove voi abitate vi servirà di segnale; riconoscendo questo segnale, Io vi passerò oltre. Quando colpirò l’Egitto, contro di voi non vi sarà danno” (Shemòt, 12:13). Rashì spiega questo versetto dicendo che il Santo Benedetto sorvolava le case degli israeliti che si trovavano tra quelle degli egiziani e andava da un egiziano all’altro, mentre l’israelita che era in mezzo si salvava.
Todos, grazie alla sua posizione di leader tra gli ebrei di Roma (Rashì a T.B. Pesachìm 53a), aveva visto con i suoi occhi l’opera della Provvidenza, ed era stato testimone dei complotti che i nemici avevano tramato. Egli aveva visto che, come dice il salmista, l’Eterno “non aveva saziato i desideri dell’empio” (Tehillìm, 140:9). Per questo motivo Todos pensò che fosse appropriato introdurre l’uso presso gli ebrei romani di consumare capretti allo spiedo in ricordo dei miracoli della Provvidenza: non solo in ricordo del miracolo dell’uscita dall’Egitto, ma anche dei miracoli di ogni generazione e anche di quelli che avvennero nella sua generazione.