Una
benemerita entità secondo taluni e non eccessivamente benemerita per talaltri, si
è data lo scopo di salvaguardare la memoria storica e di approfondire i
problemi che concernono lo sviluppo economico, sociale, politico, giuridico e
culturale della società contemporanea nel contesto internazionale, con
particolare riferimento alle dinamiche della democrazia e dei movimenti di
massa.
Non deve essere facile approfondire queste
fondamentali tematiche se si ascolta una sola parte. Il concetto di parte, in
questo caso, deriva dai soggetti in lite. Se attingo i conferenzieri scegliendo
dei soggetti che sono sempre d’accordo fra di loro, ne deriverà una serie di
colloqui fra persone che si danno ragione a vicenda, in un esercizio non solo
tedioso ma soprattutto poco utile. Perché non provare a chiamare chi è in
profondo disaccordo? Dopotutto, il mondo avrebbe bisogno di pace e non si vede
come la si possa raggiungere se l’incontro avvenisse soltanto fra sodali o
pressoché. Certo, la differenziazione potrebbe essere imperniata non sulle
opinioni, ma sul colore dei capelli oppure sull’origine etnica o nazionale. Ciò
comporterebbe, però, il ricorso non alle rispettive idee ma all’etnia, come se
le idee viaggiassero insieme al passaporto o al sangue. Se così fosse, tutti i
membri di un’etnia dovrebbero pensarla allo stesso modo. Per questo vi sarebbe
un nome, ma io lo eviterei. Lo eviterei sia per questioni di principio, sia per
poter “approfondire i problemi” con un metodo sempre efficace e che ha un nome
nobile: dialogo.