Il terzo libro della Torà è chiamato Levitico perché comprende le mitzvòt di cui è responsabile la tribù di Levi, cioè kohanìm e leviìm. La prima parashà, Waykrà, inizia con la descrizione dei korbanòt, le offerte da portare nel Mishkàn e poi nel Bet Ha-Mikdàsh. Il servizio dei kohanìm e quindi l’offerta di korbanòt cessò nel’anno 70 E.V. quando il Bet Ha-Mikdàsh fu distrutto da Tito.
Un primo tentativo di ricostruzione del Bet Ha-Mikdàsh è citato nel Midràsh (Bereshìt Rabbà, 64). Nella Enyclopedia of Talmudic and Gaonic Literature, R. Elia Artom (Torino, 1887-1965, Roma) alla voce R. Yehoshua’ ben Chananià, cita questo midràsh dove è raccontato che in un primo tempo l’imperatore Adriano diede il permesso di ricostruire il Bet Ha-Mikdàsh.
Il progetto fu bloccato quando, per via dell’opposizione dei Samaritani, il decreto imperiale fu modificato imponendo agli ebrei di spostare la locazione del Bet Ha-Mikdàsh, rendendo il progetto inattuabile. L’assemblea d’Israele era riunita nella valle di Beit Rimon. Quando arrivarono quelle missive, cominciarono a piangere. Volevano ribellarsi all’impero. Fu allora che Rabbi Yehoshua’ ben Chananyà calmò il pubblico con questa parabola: “Un leone aveva sbranato la preda e un osso era conficcato la sua gola. Il leone disse: A chi lo estrarrà darò una ricompensa. Un airone egiziano dal lungo becco inserì il becco e lo estrasse. Poi disse al leone: Dammi la mia ricompensa. Il leone rispose: Và, vantati e dì che sei entrato in pace nella bocca del leone e ne sei uscito in pace. Quindi è sufficiente che abbiamo avviato rapporti con questa nazione in pace e ne siamo usciti in pace”.
Il secondo tentativo avvenne nell’anno 362 E.V. Il 19 luglio di quell’anno l’imperatore Giuliano il filosofo (detto l’apostata dai cristiani) convocò i capi della comunità ebraica ad Antiochia e annunciò che avrebbe provveduto alla ricostruzione della città di Gerusalemme, del Tempio del Dio Supremo e dell’altare. Il professor Michael Avi Yonah (Lviv, 1904-1974, Gerusalemme) nel suo libro The Jews of Palestine (pp. 199-200) scrive che il progetto iniziò nel 363 con la rimozione delle rovine del Tempio di Jupiter fatto costruire da Adriano al posto del Bet Ha-Mikdàsh. L’imperatore partì verso la Persia il 5 marzo 363. I lavori proseguirono in aprile e maggio. Poi Giuliano fu ucciso in battaglia a Ctesiphon il 26 giugno 363 e i lavori sotto il nuovo imperatore vennero interrotti in modo permanente.
Circa un secolo fa uno dei più autorevoli chakhamìm di Gerusalemme, r. Yechiel Mikhel Tukachinsky (Belarus, 1871-1955, Gerusalemme), si dedicò allo studio delle regole relative al Bet Ha-Mikdàsh, che furono pubblicate sotto il titolo ‘Ir Ha-Kodesh ve-Ha-Mikdàsh. In quest’opera l’autore, calcolò le dimensioni del Monte del Tempio e del Bet Ha-Mikdàsh, e ne pubbicò delle mappe dettagliate.
L’ultima sezione della sua opera tratta la possibilità di ricostruire il mizbèach (altare) al fine di poter tornare a sacrificare il korbàn Pèsach, che veniva consumato a Gerusalemme la notte del Sèder. Stabilito il fatto che è permesso offrire il korbàn Pàsach sul mizbèach anche se il Bet Ha-Mikdàsh non è stato ricostruito, r. Tukachinsky individuò un’area nella quale si sarebbe potuto costruire il mizbèach se le circostanze politiche lo avessero permesso. La situazione politica non lo permetteva allora e non lo permette neppure ai nostri giorni. Così aspettiamo e speriamo nella ricostruzione del Bet Ha-Mikdàsh presto e nei nostri giorni.