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    Parashà di Chukkat: Una strada in salita

    La via più diretta per entrare nella terra di Canaan era quella che passava attraverso il territorio di Edom. Gli edomiti erano i discendenti di Esau, gemello di Ya’akov, chiamato anche Edom (Bereshìt, 25:30). Il territorio di Edom si trovava tra il deserto del Neghev e la terra promessa. 

    Da Kadèsh, dove erano accampati, “Moshè mandò degli ambasciatori al re di Edom dicendo: Così dice il tuo fratello Israele: tu conosci tutti i travagli che ci toccarono; i nostri padri scesero in Egitto, rimanemmo in Egitto per lungo tempo e gli egiziani maltrattarono noi e i nostri padri […]. Ora siamo a Kadèsh, città all’estremità del tuo confine. Lascia che passiamo per il tuo paese. Non passeremo per campi e vigneti e non berremo l’acqua dei pozzi. Andremo per la via maestra (lett. la via del re), non volteremo né a destra né  a sinistra fino a quando non avremo passato il tuo confine. Edom disse: Non passerai nel mio paese, altrimenti uscirò contro di te con la spada. I figli d’Israele dissero: saliremo per la strada in salita (messillà) e se dovessimo bere acqua, io e il mio bestiame, ne darò il prezzo; solo senza voler altro passerò a piedi. Edom disse: non passerai. Edom uscì contro di lui con molta gente e con forte armata. Edom ricusò di permettere che Israele passasse il suo confine e Israele scansò il suo territorio” (Bemidbàr, 20:14-21). 

    R. Meir Leibush detto Malbim (Ucraina, 1809-1879), fa notare che la prima richiesta di passaggio era quella per la via maestra che attraversava il territorio di Edom. La seconda richiesta era per il permesso di passaggio per la strada che andava attorno al confine del paese. 

    R. Hezekia ben Manoach (Francia, 1250-1310) nel suo commento Chizkuni, aggiunge altri dettagli: Israele voleva passare nella strada indicata dal re che attraversava il territorio di Edom, e pagare per il dazio per il diritto di passaggio attingendo acqua dai fiumi e non dai pozzi. 

    Il Nachmanide (Girona, 1194-1270, Acco) fa notare che i figli d’Israele cambiarono strada ed entrarono nella terra promessa dalla Cisgiordania perché l’Eterno aveva proibito loro di far guerra a Edom (Devarìm, 2:5) e non perché non avessero la possibilità di avere successo. 

    Aggirando il territorio di Edom gli israeliti sconfissero Sichon e ‘Og, i re degli emoriti molto più potenti di Edom. Costoro vedendo che Israele non aveva fatto guerra a Edom, pensarono che fosse possibile sconfiggere Israele e scesero in campo invece di riparare nelle loro città protette da mura. Così i loro eserciti furono distrutti come è scritto alla fine di questa parashà (Bemidbàr, 21:23-35).

    R. Shimshon Rafael Hirsch (Amburgo, 1808-1888, Francoforte) si sofferma sul significato della parola messillà. R. Hirsch cita tutta un serie di versetti dalla Torà e dai libri dei profeti sulla base dei quali evidenzia che messillà denota una strada in salita. Il territorio di Edom è infatti montagnoso e non per nulla è chiamato “il monte di Se’ir”.

    Questo è il motivo per cui R. Moshe Chayim Luzzatto (Padova, 1707-1746, Acco) intitolò la sua opera di etica Messillàt Yesharìm (La strada in salita dei retti). In essa indicò la strada da percorrere per raggiungere il più alto livello di perfezione umana, citando un passo dal Talmud babilonese (‘Avodà Zarà, 20b, in parentesi i commenti di Rashì ) nel quale R. Pinchas figlio di Yair disse: “La Torà conduce all’attenzione (e si evita di peccare), l’attenzione alla solerzia (stando attenti a stare lontani da situazioni nelle quale si può peccare), la solerzia alla pulizia (ad essere senza peccato), la pulizia alla separazione (anche da cose permesse), la separazione alla purezza (ancora più della pulizia), la purezza al fervore, il fervore all’umiltà, l’umiltà al timore del peccato, il timore del peccato alla kedushà, la kedushà alla sacra ispirazione, la sacra ispirazione alla resurrezione dei morti”.  Una strada in salita dove solo pochi eletti raggiungono la cima.

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