Verso la fine della parashà, Moshè esorta gli israeliti a osservare la Torà dicendo: “Perché questi precetti che io ti comando oggi non sono una cosa straordinaria oltre le tue forze né sono cosa lontana da te. Non è nel cielo, perché tu dica: «Chi salirà per noi nel cielo e per prendercela e ce la farà ascoltare si che la possiamo…
IDEE – PENSIERO EBRAICO
“La bella ebrea” Sara Copio Sullam: un salotto letterario nel ghetto veneziano del ‘600
Vissuta nei primi anni del Seicento, la così definita “bella ebrea” del ghetto Sara Copio Sullam, risulta essere una particolare figura femminile nella storia della letteratura italiana ed ebraica. Gli studi sulla poetessa ebrea del ghetto veneziano, negli anni, sono stati discontinui e la sua figura seppur risulta essere stranamente nota è allo stesso tempo in parte dimenticata. Sara Copio Sullam nasceva…
Quando una parola diventa parolaccia
Uno dei problemi del cristianesimo nascente, soprattutto nel momento in cui si apriva al mondo non ebraico, fu quello di definire la propria identità rispetto alle origini ebraiche. Che fare della Torà, con tutti i suoi obblighi, a cominciare dalla circoncisione? Avrebbero dovuto continuare a osservarla i credenti in Gesù provenienti dall’ebraismo, e abbracciarla i nuovi fedeli? Il dibattito su questi…
Parashà di Ki Tavò: Due modi per esprimere gratitudine
Questa parashà si apre con la mitzvà di portare ogni anno le primizie dei sette frutti di Eretz Israel (frumento, orzo, uva, fichi, melograni, olive, datteri) al Bet Ha- Mikdàsh, nel periodo che intercorre tra la festa di Shavu’òt e quella di Sukkòt. Arrivato al Bet Ha-Mikdàsh colui che portava le primizie doveva recitare le seguenti parole: “Mio padre era un arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con…
Parashà di Ki Tavò: Due modi per esprimere gratitudine
Questa parashà si apre con la mitzvà di portare ogni anno le primizie dei sette frutti di Eretz Israel (frumento, orzo, uva, fichi, melograni, olive, datteri) al Bet Ha- Mikdàsh, nel periodo che intercorre tra la festa di Shavu’òt e quella di Sukkòt. Arrivato al Bet Ha-Mikdàsh colui che portava le primizie doveva recitare le seguenti parole: “Mio padre era un arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con…
Parashà di Ki Tetzè: La truffa con pesi e misure è peggiore del furto
Alla fine della parashà è scritto: “Non avrai nella tua borsa due pesi diversi, uno grande e uno piccolo. Né terrai a casa tua due misure diverse, una grande e una piccola. Avrai un peso regolare e giusto e una misura regolare e giusta, onde si prolunghino i tuoi giorni sulla terra che l’Eterno ti concede; perché è abominevole all’Eterno tuo Dio…
Gli sposi sotto alla chuppà: chi va destra? Il valore delle usanze locali
Mi è capitato in questi ultimi tempi di celebrare matrimoni in cui lo sposo o la sposa non erano romani, o sono stati invitati rabbini non romani, e ogni volta c’è stato un po’ di imbarazzo sul posizionamento degli sposi sotto la chuppà. Nella comune consuetudine romana la sposa si colloca alla destra dello sposo, in altri luoghi sta alla sua…
Gli sposi sotto alla chuppà: chi va destra? Il valore delle usanze locali
Mi è capitato in questi ultimi tempi di celebrare matrimoni in cui lo sposo o la sposa non erano romani, o sono stati invitati rabbini non romani, e ogni volta c’è stato un po’ di imbarazzo sul posizionamento degli sposi sotto la chuppà. Nella comune consuetudine romana la sposa si colloca alla destra dello sposo, in altri luoghi sta alla sua…
Parashà di Shofetìm: Come si traduce shòchad in italiano?
La parashà si apre con il comandamento di nominare giudici e poliziotti per ogni tribù e per ogni città. Nel secondo versetto la Torà comanda di “Non alterare la giustizia, di non fare favoritismi, e di non accettare shòchad, perché lo shòchad accieca i saggi (pikchìm) e fuorvia (vaysalèf) le parole dei giusti (tzadikìm)”, (Devarìm, 16:19). R. Shimshon Refael Hirsch (Amburgo, 1808-1888, Francoforte) nel suo commento a Devarìm cita il Midràsh…
La “triste e immeritata sorte” dello shewà e i diritti presi alla lettera
Ho scelto come titolo per questa noterella un’espressione usata decenni fa da Dante Lattes quando volle aprire una discussione in difesa del mamzèr, la persona che nasce da una grave trasgressione sessuale che deve scontare colpe da lui non commesse. Seguì un dibattito in cui Lattes fu criticato, tra gli altri, da rav Elia Artom (tra i due non c’era…