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Ultimo numero Novembre – Dicembre 2024

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    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Parashà di Vayèlekh: Perchè Devarim è chiamato “il libro di Moshè”?

    Di Donato Grosser

    In questa parashà è scritto: “Moshè dette loro questo ordine: Al termine di sette anni, nel tempo della Shemità, durante la festa di Sukkòt, quando tutto Israele verrà  a presentarsi davanti all’Eterno tuo Dio nel luogo che avrà scelto, leggerai questa Torà al cospetto di tutto Israele in modo che essi la odano” (Devarìm, 31:10-11).Il Nachmanide (Girona, 1194-1270, Acco)  commenta che le parole “Leggerai questa Torà”,  non significano che…

    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Rosh Hashanah: il suono dello Shofar e la Cabbalà

    Di Michelle Zarfati

    Tutti gli ebrei del mondo festeggiano uno dei momenti più speciali dell’anno: Rosh Hashanah, ovvero il Capodanno ebraico. Un momento spiritualmente importante, di bilancio, in cui si guarda indietro all’anno che è trascorso e si guarda al futuro con speranza. Il suono dello Shofar (corno di montone usato in alcune funzioni religiose) è di fatto uno dei momenti religiosamente più…

    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Shofar: il corno di montone che raccoglie il popolo ebraico – intervista a rav Alberto Funaro

    Di David Di Segni

    Il primo giorno del mese di Tishrì, ricorre la festa di Rosh Ha Shanà, il Capodanno ebraico che ricorda la creazione dell’uomo. Un giorno di gioia e serenità, che suggerisce una suggestione particolare per tutti gli ebrei. È uso, la prima sera, consumare un pasto - il Seder - in cui, in ordine prestabilito, si mangiano determinate prelibatezze beneauguranti l’anno…

    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Rosh ha Shanah: rinascere, sempre noi stessi, ancora una volta

    Di Benedetto Carucci Viterbi

    Restare sempre se stessi ma anche cambiare continuamente: è la condizione propria degli umani. Quando la mattina ci svegliamo siamo in genere coscienti di essere la stessa persona che si è addormentata la sera precedente. Ma siamo anche altro: vecchie cellule sono morte e nuove cellule le hanno sostituite. Riusciamo a vivere solo in virtù di una capacità trasformativa che…

    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Parashà di Nitzavìm: La Torà non è in cielo

    Di Donato Grosser

    Verso la fine della parashà, Moshè esorta gli israeliti a osservare la Torà dicendo: “Perché questi precetti che io ti comando oggi non sono una cosa straordinaria oltre le tue forze né sono cosa lontana da te.  Non è nel cielo, perché tu dica: «Chi salirà per noi nel cielo e per prendercela e ce la farà ascoltare si che la possiamo…

    Cultura

    “La bella ebrea” Sara Copio Sullam: un salotto letterario nel ghetto veneziano del ‘600

    Di Rebecca Locci

    Vissuta nei primi anni del Seicento, la così definita “bella ebrea” del ghetto Sara Copio Sullam, risulta essere una particolare figura femminile nella storia della letteratura italiana ed ebraica. Gli studi sulla poetessa ebrea del ghetto veneziano, negli anni, sono stati discontinui e la sua figura seppur risulta essere stranamente nota è allo stesso tempo in parte dimenticata. Sara Copio Sullam nasceva…

    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Quando una parola diventa parolaccia

    Di Rav Riccardo Di Segni

    Uno dei problemi del cristianesimo nascente, soprattutto nel momento in cui si apriva al mondo non ebraico, fu quello di definire la propria identità rispetto alle origini ebraiche. Che fare della Torà, con tutti i suoi obblighi, a cominciare dalla circoncisione? Avrebbero dovuto continuare a osservarla i credenti in Gesù provenienti dall’ebraismo, e abbracciarla i nuovi fedeli? Il dibattito su questi…

    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Parashà di Ki Tavò: Due modi per esprimere gratitudine

    Di Donato Grosser

    Questa parashà si apre con la mitzvà di portare ogni anno le primizie dei sette frutti di Eretz Israel (frumento, orzo, uva, fichi, melograni, olive, datteri) al Bet Ha- Mikdàsh, nel periodo che intercorre tra la festa di Shavu’òt e quella di Sukkòt. Arrivato al Bet Ha-Mikdàsh colui che portava le primizie doveva recitare le seguenti parole:             “Mio padre era un arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con…

    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Parashà di Ki Tavò: Due modi per esprimere gratitudine

    Di Redazione

    Questa parashà si apre con la mitzvà di portare ogni anno le primizie dei sette frutti di Eretz Israel (frumento, orzo, uva, fichi, melograni, olive, datteri) al Bet Ha- Mikdàsh, nel periodo che intercorre tra la festa di Shavu’òt e quella di Sukkòt. Arrivato al Bet Ha-Mikdàsh colui che portava le primizie doveva recitare le seguenti parole:             “Mio padre era un arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con…

    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Parashà di Ki Tetzè: La truffa con pesi e misure è peggiore del furto

    Di Donato Grosser

    Alla fine della parashà è scritto: “Non avrai nella tua borsa due pesi diversi, uno grande e uno piccolo. Né terrai a casa tua due misure diverse, una grande e una piccola. Avrai un peso regolare e giusto e una misura regolare e giusta, onde si prolunghino i tuoi giorni sulla terra che l’Eterno ti concede; perché è abominevole all’Eterno tuo Dio…