Anche se se ne parla solo a tratti e spesso la si dimentica, la guerra al nord di Israele prosegue e per certi versi diventa più grave e pericolosa. L’aviazione israeliana ha colpito almeno due volte, nelle ultime settimane depositi d’armi iraniani all’aeroporto internazionale di Damasco che – bisogna ricordarlo – è a circa 60 km dal confine israeliano. Ma le missioni in Siria sono state “migliaia” negli ultimi anni, come ha detto lasciando l’incarico l’ex capo di stato maggiore israeliano Gadi Eizenkot. Finora Israele è riuscito a evitare la concentrazione di mezzi d’assalto iraniani a ridosso del confine e ha anche bloccato i preparativi di guerra di Hizbollah, da ultimo distruggendo i suoi sei tunnel d’assalto che penetravano nel territorio israeliano. L’ha fatto con l’accordo della Russia, che è la potenza egemone in Siria, responsabile della restaurazione del potere di Assad. Ma negli ultimi mesi la Russia, con vari pretesti, ha cercato di bloccare l’azione israeliana. Le ultime notizie – sempre incerte in questi casi – danno un veto russo su ogni azione nella zona dell’aeroporto di Damasco, nodo fondamentale per l’armamento di Hezbollah e degli iraniani in Siria e anche la minaccia di rappresaglie missilistiche sul cielo israeliano, come è già successo una volta a metà dicembre. Netanyahu ha detto che Israele non può e non vuole rinunciare alla sua autodifesa preventiva in Siria. I russi non vogliono più che la loro egemonia sul Medio Oriente sia messa in discussione dall’azione israeliana, che mette anche in evidenza il limite dei suoi sistemi militari. Il rischio a questo punto è che lo scontro fra Israele e Russia diventi anche militare, con conseguenze certamente drammatiche. Fra i due apparati militari ci sono stati contatti diretti per prevenire il problema. Ma la situazione è sempre più delicata e pericolosa.