L’ultima iniziativa di pace da Gaza, consistente in un fitto lancio di razzi, missili e altri mezzi d’offesa, si è conclusa con la morte di quattro israeliani. Israele non deve rispondere perché se lo facesse, morirebbero dei gazawi, e lo Stato ebraico diventerebbe assassino. Quindi, se ti bombardano, non devi reagire ma lasciarti morire. Nel frattempo, devi diventare uno Stato paria, nel quale è pericoloso addentrarsi e chi rimane deve vivere nel terrore. Gaza, si legge, è una prigione a cielo aperto. Se così fosse, vorrebbe dire che agli israeliani piace essere bombardati. Questo non è vero ma, per contro, è vero che Israele deve rifornire ogni giorno chi la bombarda. Gli ebrei corretti – non tutti lo sono – condannano “la retorica fondamentalista di Hamas che non abbandona il rifiuto di Israele né desiste da una guerra di guerriglia che espone la gente di Gaza alla rappresaglia di Israele”. Confesso di essere così sprovveduto da non aver mai avuto notizie di una”guerra di guerriglia” ma soltanto del lancio di razzi che dura da decenni e che fa vivere nel terrore chi ha soltanto pochi secondi per nascondersi.
Perché io vedo questi bombardamenti ed altri vedono, invece, la guerriglia? Chi di noi è nel vero?
Intanto, potremmo dire che non dovrebbero aggredire Israele non per paura di rappresaglie ma perché non va fatto. Nei dieci comandamenti è scritto “non ucciderai”: a meno che, anche qui, io sbagli, e sia invece scritto “Non ucciderai perché ti esponi a rappresaglie”. Questo non c’è scritto perché – se non dispiace – nell’ebraismo vi sono precetti morali e se non devi uccidere si deve a ciò che è male farlo e non perché, poi, ti può girare storto.
Per avere una minima speranza di raggiungere la pace dobbiamo avere un miglior rapporto coi fatti, che siano comodi oppure scomodi. Non solo: se si pretende di essere e di mantenere la connotazione di intellettuali, non basta che i fatti siano veritieri, ma anche i ragionamenti dovrebbero essere visti e rivisti, perché non è sufficiente capire ciò che si evince dai ragionamento altrui, ma bisognerebbe appurare anche ciò che si evince dai propri. Nella fattispecie, si tralascia l’atrocità di far vivere la popolazione israeliana nel terrore della morte che viene dal cielo. Incontriamoci e parliamone, ma in pubblico, e chi sbaglia, sbaglia.