Il Séder, che significa letteralmente “ordine”, è la particolare cerimonia che ha luogo nelle prime due sere di Pésach (in Israele solo la prima sera) attraverso la quale si celebra la fine della schiavitù egiziana e l’inizio della libertà del popolo d’Israele.
La scelta del termine “Séder”, secondo l’opinione più comune, è dovuta al fatto che il rituale suddetto deve seguire un ordine ben preciso che, nonostante leggere varianti dipendenti dai diversi riti e dalle diverse usanze, si è pressoché stabilizzato dopo la distruzione del secondo Santuario.
Il Séder si compone oggi di 15 elementi essenziali.
Il vino
I Maestri hanno stabilito di bere quattro bicchieri di vino durante il Séder di Pésach, in ricordo delle quattro espressioni di salvezza con le quali la Torà promette al popolo ebraico la libertà dalla
schiavitù egiziana.
Il primo di questi bicchieri va bevuto dopo il “Kiddùsh” e il secondo alla fine della prima parte della Haggadà. Il terzo ed il quarto vanno consumati rispettivamente dopo la “Birkàt hamazòn” (Benedizione dopo il pasto) e alla fine della seconda parte della Haggadà.
Le donne sono obbligate a bere le quattro coppe di vino e ad adempiere a tutte le altre mitzvòt che riguardano il Séder poiché anch’esse, come gli uomini, furono liberate dalla schiavitù egiziana.
Si adoperi preferibilmente del vino rosso, ma in mancanza di questo si potrà usare del vino bianco. I bicchieri dovranno essere abbastanza grandi da contenere circa 81 gr. poiché questa è la misura di vino che dovrà essere consumata per poter adempiere alla mitzvà. Non si mettano perciò a tavola delle piccole coppe che non hanno la possibilità di contenere tale dose poiché i partecipanti al Séder potrebbero confondersi e contravvenire così alla norma.
Il vino va bevuto senza interruzione e non a piccoli sorsi.
I Maestri hanno stabilito che i quattro bicchieri di vino, le matzòt, il Korèkh e l’afikomèn dovessero essere consumati nel corso del Séder con hasibà ossia seduti e appoggiati sul gomito, in segno di completa libertà e comodità.
La hasibà deve essere obbligatoriamente sul gomito sinistro per cui, chi consuma gli alimenti sopra indicati accostandosi al gomito destro oppure senza hasibà non adempie al precetto nel modo stabilito dalla halakhà e dovrà, in tali casi, ripetere la mitzvà secondo la norma.
1. Kaddèsh
Ciascuno deve tenere in mano la propria coppa.
Durante il “Kiddùsh” tutti i presenti dovranno stare in piedi e rispondere con attenzione “Amèn” (ma non “Barùkh hu uvarùkh shemò”) alle benedizioni recitate dal capofamiglia e dopo di ciò, prima di bere il vino, ogni commensale dovrà sedersi in assoluto silenzio e appoggiare il proprio corpo sul gomito sinistro poiché, in caso contrario, non si avrà adempiuto alla mitzvà.
2.Urchatz.
Prima di intingere il Karpàs nell’aceto (o in acqua e sale secondo altre usanze) ognuno dei commensali dovrà prendere una brocca d’acqua e versarla prima sulla mano destra, poi sulla sinistra e ripetere nuovamente tale azione.
3. Karpàs.
Si prenda un piccolo pezzo di sedano e dopo averlo intinto nell’aceto si reciti la benedizione sulla frutta della terra (“Boré perì haadamà”) pensando di includere in questa formula anche la benedizione per l’erba amara che si dovrà consumare successivamente.
4. Yachatz.
Si prenda la matzà di mezzo tra le tre riposte nel piatto del Séder e la si spezzi con le mani in due parti. Il pezzo più piccolo dovrà essere riposto tra le due matzòt intere mentre quello più grande servirà come “Afikomèn” da consumarsi prima della Birkàt hamazòn.
5. Magghìd.
E’ un precetto affermativo narrare ai figli e ai nipoti dell’uscita degli ebrei dall’Egitto la sera del quindici di Nissàn e chiunque si dilunga nel racconto è degno di lode.
Anche le donne sono obbligate alla narrazione perciò esse non devono rimanere in cucina a preparare il necessario per la cena mentre gli uomini leggono la haggadà poiché questo costituirebbe per loro una grave trasgressione.
6. Rochtzà.
Prima di adempiere alla mitzvà di mangiare la matzà tutti i commensali (e non il solo capo famiglia) dovranno fare la netilàt yadàim e recitare la relativa benedizione.
7. 8. Motzì – Matzà.
E’ un precetto affermativo comandato dalla Torà (Esodo 12,18), sia agli uomini che alle donne, quello di mangiare almeno un kezàit (28,8 gr) di matzà la prima e la seconda sera di Pésach (in
Israele solo la prima sera).
Le matzòt oggi in commercio raggiungono il peso di circa 30 gr perciò, per adempiere al precetto, ognuno dovrà mangiare almeno un’intera matzà e non un piccolo pezzetto di essa come purtroppo si usa fare in molte famiglie ebraiche.
Dopo aver fatto la netilàt yadàim uno dei commensali dovrà afferrare le tre matzòt preparate per il Séder (le due intere e quella spezzata) e recitare a voce alta la benedizione di “Hamotzì”.
Dopo di ciò, senza interrompere per alcuna ragione, egli dovrà riporre sul piatto la terza matzà (quella inferiore) e recitare sulle due matzòt rimanenti (l’intera e la spezzata) la benedizione di “Al akhilàt matzà”.
Distribuisca quindi a tutti i commensali un pezzo di entrambi le matzòt e ognuno dei partecipanti al Séder si curi di aggiungere a questo dell’altra azzima per completare il quantitativo di un kezàit, (molti Maestri ritengono che si debbano mangiare due kezaitìm, ossia 56 gr di matzà; se possibile ci si attenga a questa norma) come riportato in precedenza.
La matzà va consumata in silenzio e con hasibà. Chi si ciba della matzà senza appoggiarsi sul gomito sinistro non ha adempiuto alla mitzvà.
9. Maròr.
In ricordo delle amarezze subite dal popolo ebraico durante la schiavitù egiziana i Maestri hanno stabilito che uomini e donne dovessero consumare un Kezàit di verdura amara dopo aver recitato
la sola benedizione di “Al akhilàt maròr”.
Ognuno dei commensali è dunque obbligato a mangiare almeno 28,8 gr di Maròr senza hasibà dopo averlo intinto nel Charòset.
Anche in questo caso è doveroso ricordare che molti commettono l’errore di consumare solo pochi grammi di erba amara, contravvenendo così alla norma che impone di mangiare almeno un Kezàit di Maròr.
Il quantitativo di Charòset da porre sul Maròr deve essere minimo, in modo da non alterare l’amarezza della verdura.
10. Korèkh.
Nel rispetto dell’opinione del grande Maestro Hillèl il vecchio, il quale riteneva che l’erba amara si dovesse consumare assieme alle matzòt, i dottori stabilirono di prendere un kezàit di erba amara unta di Charòsetassieme ad un kezàit della terza matzà rimasta nel piatto del Séder, di unire i due alimenti (da qui il nome Korèkh = avvolgere) e di mangiare tale composto seduti e appoggiati sul gomito sinistro.
11. Shulchàn Orèkh.
Si cena
12. Tzafùn.
Si conclude la cena mangiando almeno 28,8 gr della matzà che era stata nascosta all’inizio del Séder (Afikomèn) stando seduti, in silenzio e appoggiati al gomito sinistro. Chi si fosse dimenticato di mangiare l’Afikomèn con hasibà dovrà mangiare un altro kezàit di matzà, perciò è bene che uno dei commensali esorti tutti i partecipanti al Séder ad adempiere all’obbligo del Tzafùn nel modo stabilito dalla halakhà.
Se l’afikomèn non bastasse per tutti si dovrà aggiungere ad esso dell’altra azzima in modo di raggiungere i 28,8 grammi necessari per uscire d’obbligo.
13. Barèkh.
Si fa la Birkàt Hamazòn. Al termine della “Birkàt hamazòn” si deve recitare a voce alta la benedizione di “Boré perì haghéfen” e tutti i commensali devono rispondere Amèn (ma non “Barùkh hu uvarùkh shemò”) e bere in un solo sorso un bicchiere di vino appoggiati sul gomito sinistro.
14. Hallèl.
Si riempie il quarto ed ultimo bicchiere di vino e si recita l’ “Hallèl”..
Dopo la benedizione di “Ishtabbàch” si beva la coppa di vino appoggiati, anche in questo caso, al gomito sinistro e seguendo tutte le altre norme riguardanti le coppe di vino riportate in precedenza.
15. Nirtzà.
È consuetudine terminare il Séder con canti tradizionali e con parole di Torà.