E’ una condizione che gli ebrei conoscono da sempre: ad ogni generazione sorge una minaccia di distruzione. E per Israele la stessa cosa si ripete non a cadenza di generazioni, ma di anni, di mesi e settimane. Fatto sta che, superato per il momento con successo il Covid e costituito finalmente un governo (che non si sa quanto durerà), tenuti lontani per il momento con la forza i tentativi di attacco iraniani, si riapre la guerra politica internazionale, su due fronti. Il primo è quello dell’affermazione di sovranità sulla Valle del Giordano e sugli insediamenti ebraici in Giudea e Samaria, che si dovrebbe fare entro l’inizio di luglio, e su cui hanno minacciato sfracelli l’Autorità Palestinese, il re di Giordania e l’Unione Europea capitanata dalla Francia (ma con l’appoggio italiano); non però i paesi arabi importanti e non naturalmente l’America di Trump, con cui la mossa è concordata. Più o meno in concomitanza si aprirà l’indagine della Corte Penale Internazionale, che non ha competenza su Israele, il quale non vi ha aderito. Ma il procuratore Bensouda, violando i principi fondamentali del diritto internazionale, vuole incriminare Israele usando l’adesione dell’Autorità Palestinese, che non è uno stato e ha firmato con gli accordi di Oslo la rinuncia a usare questo strumento. Ora, dopo le sue roboanti dichiarazioni, ha chiesto al dittatore Abbas se esiste ancora questo accordo, come se i trattati si potessero cambiare quando conviene, per volontà di una sola delle parti in causa. (Fra parentesi, il fatto che l’Autorità Palestinese ritiene di poter annullare unilateralmente l’accordo da cui è stata istituita, la dice lunga sulla sua credibilità nelle trattative di pace: ogni accordo che firmasse varrebbe solo fino a che le convenisse). Ma Fatou Bensouda e i palestinisti hanno un accordo di ferro, come è stato ampiamente testimoniato (https://www.coolamnews.com/cpi-nouvelles-collusion-entre-fatou-bensouda-et-les-palestiniens/ ). E l’Europa come spesso fa è ben lieta di schierarsi da parte di una dittatura corrotta e sanguinaria contro la democrazia israeliana. Inizierà dunque quest’estate una nuova sfida fra Israele e la burocrazia internazionale, con il solito appoggio dell’Europa. Per fortuna il governo israeliano è ancora guidato da Netanyahu che saprà come opporsi a questa ennesima minaccia.