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    Le minacce dell’Iran si fermano con le sanzioni e non dando ancora soldi

    L’evento più significativo degli ultimi giorni per il Medio Oriente è l’offerta del presidente francese Macron all’Iran di una linea di credito di 15 miliardi di dollari per convincerlo a mantenere i suoi impegni di sospensione dell’armamento nucleare, che in realtà sono già stati ufficialmente abbandonati da tempo. Si tratta di una cifra molto significativa, circa il 5% del prodotto interno lordo dell’Iran. E’ anche una mossa che si contrappone direttamente al contenimento economico dell’imperialismo terrorista dell’Iran da parte degli Stati Uniti. Le sanzioni americane sono  il solo modo per frenare l’aggressività dell’Iran nel Golfo Persico, in Yemen, in Siria nel Libano e a Gaza, senza una guerra che l’America non vuole. Bisogna ricordare che l’Iran trasferisce direttamente almeno 360 milioni di dollari a Hamas, 700 milioni a Hezbollah, forse altrettanti agli Houthi in Yemen, oltre a mantenere le sue milizie in Siria, Iraq e altrove e ad attuare un programma di riarmo molto pubblicizzato, ma mai quantificato economicamente. Trump vuole strozzare questa spinta imperialista togliendole i mezzi di finanziamento che vengono soprattutto dalle vendite di petrolio, Macron, nella sua ingenua furbizia, si illude di tenerla buona alimentandola. E magari spera di riuscire a vendere delle armi come già sta facendo con l’altro campione del terrorismo nel golfo persico, il Qatar, cui sta fornendo 24 aerei da caccia avanzati Raphale al prezzo di circa 6,3 miliardi. E’ un caso classico di quella sindrome del suicidio di cui già parlava Lenin dicendo che “i capitalisti” (in questo caso piuttosto: i paesi europei) ci venderanno la corda con cui li impiccheremo”.

     

    Ugo Volli

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