Quando Trump, nel maggio di due anni fa, spostò l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, i soloni profetizzarono disastri, guerra, attentati e l’Autorità Palestinese annunciò che si erano aperte “le porte dell’inferno”. Bisognava invece secondo loro continuare a piegarsi ai ricatti illegali dei palestinisti. Quando Trump nell’agosto del 2018 annunciò di uscire dall’IPCOA, l’accordo che, in cambio di una provvisoria sospensione della preparazione di bombe atomiche, finanziava e legittimava l’imperialismo iraniano, gli stessi soloni annunciarono guerra, disastri, e ancora “l’inferno” spalancato. Bisognava continuare a sostenere indirettamente il terrorismo. Quando il suo Segretario di Stato, Mike Pompeo, a novembre scorso dichiarò che l’amministrazione prendeva atto finalmente del fatto chiaro che la pretesa di ”illegalità” generale della presenza ebraica in Giudea e Samaria non aveva fondamento giuridico, i soloni si scatenarono con altre previsioni apocalittiche: bisognava continuare a sostenere le pretese infondate dei palestinisti. Quando infine la settimana scorsa il presidente americano ordinò l’eliminazione del comandante iraniano Soleimani, che dopo aver organizzato il terrorismo e l’imperialismo iraniano in tutto il Medio Oriente stava cercando di ripetere a Baghdad il sequestro dell’ambasciata americana che nel 1979 a Teheran umiliò gli Usa, i soloni annunciarono addirittura la Terza Guerra Mondiale: bisognava fare come Hilary Clinton e Obama che a Bengasi nel 2012 si erano fatti occupare dagli islamisti il consolato e ammazzare l’ambasciatore, senza reagire o difenderli con le truppe americane nelle vicinanze. Bisogna prendere atto che Trump ha rotto una serie di atteggiamenti e pregiudizi condivisi dallo Stato profondo americano, dalla grande stampa e anche dall’Europa, e che le apocalittiche previsioni dei soloni si sono rivelate tutte sbagliate. Che Trump, così disprezzato da tutti i progressisti, capisce il mondo meglio di loro e degli “esperti” americani ed europei?