L’ebraismo concepisce il legame fisico fra marito e moglie come l’opportunità fondamentale per il compimento spirituale, carnale ed emotivo. L’unione sessuale aggiunge santità al mondo e unisce la coppia. Il rinnovamento e il nutrimento del legame coniugale sono la base delle leggi della purezza familiare, Taharat HaMishpachah. Di comune accordo ci si separa, ci si astiene dal contatto fisico durante il ciclo mestruale e i sette giorni successivi, per ritrovarsi più uniti che mai, dopo un processo di purificazione che termina con il bagno rituale della moglie.
Alla donna è data l’opportunità e la responsabilità di osservare tali regole, si purifica ed influenza l’intera famiglia.
Ogni coppia è voluta dal Creatore. Egli è socio insieme agli sposi, di un’unione che merita di essere salvaguardata, attraverso l’osservanza delle leggi sulla purezza. Si garantisce la tutela della relazione coniugale nel tempo, la protezione della salute della donna, influenza per il feto, Shalom Bait ed unità familiare.
Rabbi Meir ci insegna che le regole della Niddah, sono state date così da rendere la moglie, più amata dal marito. Se il marito si dovesse abituare a lei, essa diventerebbe oggetto di repulsione. Per evitare che venga data per scontata.
Nell’ebraismo abbiamo la fortuna, di poter evitare, che l’abitudine s’infiltri nel matrimonio. Dal momento in cui una donna diventa impura, sono vietati i rapporti coniugali, insieme a tutte le effusioni e la vicinanza con il marito. Finché passano dodici giorni orientativamente, come richiede l’halacha e si rende pura, immergendosi in un Mikve kosher.
Tale separazione, provoca il desiderio reciproco e culmina, la notte dell’immersione, attesa con impazienza da entrambi.
Niddah deriva dal termine “nadad” separato: l’enfasi della relazione diventa platonica, numerosi modi per esprimere affetto e vicinanza, nel momento in cui viene meno il contatto fisico. Un’opportunità per dialogare e mostrare attenzione reciproca; una nuova forma di comunicazione rinforza la coppia.
L’astinenza unisce e rinnova la relazione, verso un legame più profondo.
“Ha detto Hakadosh Baruchu: se voi siete attenti nella Niddah, provocherete che risplenda la Mia Presenza fra di voi. (Baraita deNiddah cap.2 )
Rabbi Akiva ha dichiarato, che quando un uomo e una donna lo meritano, la Shechina’ dimora fra loro. Se non sono meritevoli, sono consumati dal fuoco.
È poco noto che la pena per chi giace con una donna che non è permessa, è il Karet: la recisione. Stessa pena che incombe su chi ha commesso incesto, adulterio, chi mangia durante Yom Kippur, chi consuma chametz durante Pesach.
È importante sapere che, se non si sono osservate finora tali norme, non è mai troppo tardi per decidere di cominciare. È sempre possibile fare Teshuvà e correggersi.
Re Salomone, il più saggio tra gli uomini, ha rivelato che la saggezza delle donne costruisce la casa e una donna stolta la distruggerà. Alla donna, la responsabilità di convincere il marito, se reticente.
Sposarsi, “Nissuim”, deriva dalla parola ‘nassò’, elevarsi: crescere insieme spiritualmente. Le regole è bene studiarle con un insegnante. Necessario consultare un Moreh Horaah, esperto del caso, per consigli pratici.
La donna ha in sé il potenziale di portare vita. Il ciclo della mestruazione è legato alla creazione di un feto. Il mancato concepimento comporta “tumah” impurità. Il sangue, simile alla morte, ciò che provoca lo stato spirituale della Niddah.
Il processo della purificazione comprende: primo controllo, Efsek Tahorah. Conteggio di sette giorni puliti, Shiva’ Nekiim. Un lavaggio completo, Chafifah, prima della Tevilla’. L’immersione, per cui si recita la berachà. Il corpo interamente ricoperto dall’acqua. E come quando si era nel grembo materno, mentre ci si immerge, si rivive una sensazione magica di protezione ed annullamento. Un rinnovamento, per rimediare a tutte le imperfezioni. Per potersi ritrovare, con se stesse, con il marito in amore e lealtà, complicità ed amicizia. Per accogliere una nuova anima, che sarà limpida ed integra, influenzata positivamente dalla purezza della relazione.
In un mondo pieno di stimoli esterni, la separazione dalla propria metà, garantirà la salvaguardia del rapporto. Perché i limiti rappresentano la vera libertà, quella dalle pulsioni, dagli istinti. Ci uniscono, ci proteggono e tutelano. Se rispettati rigorosamente, tengono fuori i pericoli!