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    Il vantaggio dei terroristi di Hamas si chiama ‘guerra asimmetrica’

    Nei giorni scorsi l’esercito israeliano ha scoperto un nuovo tunnel d’attacco di Hamas alla frontiera di Gaza, il diciottesimo dal 2014. Entro la fine dell’anno sarà completata la barriera sotterranea  che coi suoi sensori rende già oggi inutili questi scavi. I terroristi hanno dovuto quindi cambiare strategia: dall’invasione sotterranea a quella marittima e aerea, con nuovi missili, droni e palloni incendiari e esplosivi. Ma ci sono le contromisure: una barriera marittima, intelligente come terrestre. E Iron Dome, che è solo l’inizio di un intenso sforzo tecnologico. Certo, quando i terroristi sparano in massa (690 missili in 24 ore è il record raggiunto due mesi fa) ancora qualche razzo passa e può fare gravi danni e vittime; fermare i colpi di mortaio o i razzi anticarro è difficile perché  stanno in aria un paio di secondi. E non è facile coi i palloni. Ma si sperimentano laser e altre armi che presto li renderanno inutili. Ai terroristi non resta che cercare di provocare un attacco per usare il vantaggio della guerra asimmetrica. Gaza è piena di armi nascoste, tunnel che sbucherebbero alle spalle di un’eventuale avanzata, mine, cecchini e altre trappole; la mescolanza dei punti di sparo con la popolazione civile paralizza quasi la superiorità di israeliana in artiglieria e aerei. In condizioni di guerra asimmetrica urbana la concentrazione di truppe non è un aiuto: diventa un obiettivo per azioni terroriste. Ma per vincere con la fanteria una battaglia in questo ambiente è necessaria una superiorità numerica di uno a cinque. Contro 50-100 mila terroristi inquadrati e allenati per conquistare Gaza ci vorrebbe metà dell’esercito israeliano comprese le riserve, con migliaia di morti israeliani e decine di migliaia di arabi: politicamente insopportabile. Non parliamo del costo di tenerla. Questa è la ragione per cui tutti i politici responsabili e i militari israeliani hanno sempre scartato la rioccupazione di Gaza e hanno cercato anche nei limiti del possibile di evitare anche operazioni limitate, come quelle del passato. Meglio contenere, far pagare ogni attacco, sigillare la striscia, colpire chirurgicamente i terroristi. Ricordiamocene prima di criticare “l’inerzia”di Israele alla prossima crisi – che certamente arriverà.

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