Dalla seconda sera di Pesach abbiamo iniziato a contare: per sette settimane prima di giungere a Shavuot, contiamo l’Omer (misura di orzo che veniva offerta nel Santuario di Gerusalemme)
Tale conteggio rispecchia il viaggio fisico e spirituale dei nostri antenati nel deserto, i quali hanno trascorso i giorni dal miracoloso esodo dall’Egitto e il dono della Torah sul Sinai, l’evento più straordinario della storia umana.
Gli insegnamenti della Kabbalà spiegano che ci sono sette Sefirot, che Hashem assume, Attributi divini, attraverso i quali si relaziona con la nostra esistenza: Chessed, Ghevurà, Tifferet, Netzach, Hod, Yesod e Malchut. Nell’essere umano, creato ad immagine e somiglianza di Dio, le sette Sefirot si rispecchiano nei sette attributi emotivi dell’animo umano: gentilezza, moderazione, armonia, ambizione, umiltà, connessione e ricettività. Ciascuno contiene elementi di tutti e sette, ovvero gentilezza nella gentilezza, moderazione nella gentilezza, armonia nella gentilezza, per un totale di quarantanove tratti. Il conteggio dell’Omer è quindi un processo di auto raffinazione in 49 fasi, in cui ogni giorno è dedicato al perfezionamento e alla rettifica delle qualità umane.
Da Shabbat abbiamo iniziato a leggere i Pirkei Avòt, Massime dei Padri. Chi è ricco? insegna il Pirkei Avot (4,1) colui che si accontenta per ciò che ha. Una persona può essere triste ed autocommiserarsi per tutta la vita. L’indole umana tende a concentrarsi sulle carenze, cattiva abitudine da estirpare. È un lavoro di concentrazione, avere gioia di energizzare qualcosa di cui spesso ci rendiamo conto, solo quando è minacciato o ci viene a mancare. Ciò che sembra normale, non è scontato. Basterebbe fare un giro in un reparto di ospedale. O rapportarsi con chi sta sperimentando una perdita. Ho pianto perché non avevo scarpe, finché ho incontrato un uomo che non aveva piedi. La gioia è uno stato mentale. La felicità non è una meta materiale prossima da raggiungere. Abbiamo sperimentato la verità dell’abitudine, per cui appena si raggiunge qualcosa, si sente il bisogno di altro. Esistono molte persone ricche, infelici. L’idea è comprensibile, ma non è facile, scegliere di apprezzare cosa si ha. Al mattino l’ebreo recita le birchot ashachar, ringrazia Hashem per avergli restituito la vita. Hashem ha più fiducia in noi, di quanta ne abbiamo in noi stessi. Lo ringraziamo per averci fatti ebrei. Una minoranza nell’umanità, il faro per le altre nazioni.
La chiave della gioia, elisir di vita, è provare piacere per ciò che si possiede. Fornisce la carica e attiva meccanismi contagiosi e si propaga. I problemi esistono, in modo oggettivo, per tutti gli individui. Un obbligo morale: non abbattersi. È necessario essere attivi per poter fronteggiare le difficoltà. Chi è depresso, per il suo cattivo umore genera intorno a lui tristezza e passività. Sforziamoci, osservando gli aspetti positivi delle situazioni. La Torah non è lontana meditazione, è esercizio e pratica. Strumento per affrontare e risolvere i problemi. I conflitti sociali sono principalmente in famiglia, in cui le persone sono diverse. L’Arizal ci insegna che in casa, si misura la persona nella categoria delle mitzvot ben adam lechaverò (tra l’uomo e il compagno). In pubblico, ci si comporta in un modo apparente, per fare bella figura. Le qualità di compassione e pazienza, si considerano per come un uomo si comporta con i suoi cari. Iniziamo a fare un bel sorriso quando rientriamo in casa. Sistemiamoci per essere più belli, quando torniamo dai nostri coniugi, piuttosto che quando usciamo di casa per andare al lavoro. L’appuntamento più importante che abbiamo durante la giornata è quello in cui il tempo è condiviso con i nostri familiari. Non è immediato, ma possibile renderci pro attivi. Poniamo attenzione su ciò che va bene, apprezzando il bello di essere in vita e ringraziando con motivazione. Esercitiamoci ad appuntare su un foglio, enumerando quotidianamente, i motivi che abbiamo per essere grati. Inizialmente con facilità si compilerà l’elenco, poi si richiederà uno sforzo maggiore, per trovare altro. Il miglior modo per servire Hashem è ringraziarlo. Solo chi è felice può ricevere la presenza di Dio. Mai lasciare che la tristezza prenda il controllo. Rabbi Nachaman scrive: chi è sempre felice vince! Il tuo obbligo è solo essere felice. Ti pentirai di ogni momento in cui non sei stato felice. Oggi, adesso è l’istante migliore della tua vita. Sorridi! Tutto è per il bene.