Esistono figure senza tempo capaci di essere da esempio per sempre, Il Rebbe Yossèf Yitzchàk Schneersohn, è sicuramente tra queste. Una vita vissuta all’insegna dell’amore per l’ebraismo e per la diffusione di questo, senza mai remore ne paure. “Con l’arrivo dei bolscevichi al potere, seguiti dai comunisti, divenne quasi impossibile vivere secondo la religione. Nel primo periodo era ancora possibile trasferirsi oltre frontiera e questa fu la scelta di quasi tutte le guide spirituali e le yeshivòt importanti. Il Rebbe di Lubavitch di allora, R. Yossèf Yitzchàk Schneersohn, decise non solo di rimanere, ma di creare una rete clandestina per garantire la presenza di sinagoghe, mikvè, talmud torà e molto altro, in centinaia di luoghi. Il prezzo fu altissimo in quanto ebrei, furono arrestati dai servizi segreti URSS. Alcuni furono giustiziati, altri esiliati nei gulag e non tutti tornarono- Spiega a Shalom Rav Shalom Hazan- Dopo l’inizio dei bombardamenti di Varsavia il Rebbe riuscì a fuggire con alcuni membri della famiglia (altri furono uccisi a Treblinka) e raggiunse gli stati uniti, nel 1940. Pochi giorni dopo il suo arrivo, fisicamente sofferente, fondò la yeshivà Lubavitch negli stati uniti il mio nonno materno fu lì, tra i primi dieci allievi. Dopo uno o due anni con questi nuovi “soldati” per l’ebraismo, iniziò a fondare delle scuole ebraiche tradizionali in molte città. Buffalo, Pittsburgh, New Haven, Montreal, nel 1949 persino a Los Angeles” conclude Rav Shalom, delineando con forza e precisione la figura di quest’importante guida religiosa.
In occasione della ricorrenza della morte Rebbe Yossef Yitzchak Schneersohn e la data in cui suo genero, il Rebbe Menachem M. Schneerson assunse la guida del movimento Chabad si è tenuta una diretta Facebook sulla pagina del Chabad, a cui hanno preso parte importanti figure del movimento. Tra questi: Rav Yosef Adad, a capo del Chabad di Milano e importante punto di riferimento per la Kasherut europea; Rav Mendy Minkowitz in collegamento dall’America, e un ospite d’eccezione, ovvero Rav Berel Lazar, Rabbino Capo della Russia. Un interessante simposio, in cui si è cercato di delineare l’importante figura del Rebbe e dei suoi insegnamenti, un leader capace di trainare un’intera comunità ma al contempo in grado di rivolgersi, comprendendo dal profondo, e aiutando il singolo individuo. “La stessa parola Lubavitch, proviene da un piccolo villaggio russo, il villaggio dell’amore, dalla parola “lubov”. A tal proposito, un insegnamento che mi ha lasciato il Rebbe è quello di ricordare sempre che un ebreo deve amare D., amare la Torah e i suoi insegnamenti, e infine amare il prossimo, gli altri ebrei. Solo con questi tre amori messi insieme si può andare avanti e adempiere alla propria missione” ha concluso l’incontro Rav Berel Lazar.
Un evento ormai consolidato che segna annualmente l’importanza di ricordare come un leader può insegnare e portare avanti i valori dell’ebraismo. “Ovviamente nella tradizione chassidica è un evento che si segna ogni anno- dice Rav Shalom Hazan a Shalom- È certamente sempre importante ricordare i zaddikìm e i loro insegnamenti, in particolare in questo caso dove si tratta di Maestri che hanno voluto coinvolgere non soltanto il proprio gruppo ristretto ma sono stati dei pionieri nell’outreach, nel considerare importante ed essenziale ogni individuo, ci hanno insegnato il vero senso della Ahavàt Israel.