Dal momento in cui si sposa, la donna ebrea dovrebbe coprire i suoi capelli. Nella Torah, la fonte in Bamidbar capitolo 5 verso 11 e seguenti: se un marito avesse trovato la propria moglie in atteggiamenti sospetti con un altro uomo, avrebbe potuto condurla davanti al Cohen, presso il Beith Hamikdash e iniziare la cerimonia della “Sotha”. Alla donna venivano scoperti i capelli, evidentemente coperti fino a quel momento, e le veniva fatto bere un composto di acqua, terra e polvere, proveniente dalla grattatura del Nome di Hashem, scritto su pergamena. Se la donna era innocente, avrebbe ricevuto grandi benedizioni per lei e i suoi figli, altrimenti sarebbe morta.
Channa si rivolse ad Hashem a causa della sua sterilità. Lo pregò intensamente.
Imitiamo il suo modo di pregare nella tefillà ancora oggi, quando pronunciamo le Shmonà esrè, le berachot, che costituiscono l’Amidà. Si rivolse al Creatore come Signore delle Schiere, con la richiesta di poter avere un figlio: voleva essere accusata di essere adultera e, come nella Sotha, dimostrata la sua innocenza, avere la berachà di essere fertile e concepire un bambino, che avrebbe dedicato ad Hashem. Fu ascoltata ed esaudita. Nacque il profeta Shmuel.
La moglie di On Ben Pelet salvò suo marito durante la rivolta di Korach. Sarebbe stato coinvolto. Lo fece ubriacare ed addormentare. Si sedette sulla porta della tenda con i capelli scoperti: chi veniva a chiamare On, vedendola, si voltava e ne se andava. Gli altri vennero divorati dalla terra.
In alcuni luoghi, a causa di fenomeni storici, assimilazione, non conoscenza, si è dimenticato che fino a duecento anni fa, in tutto Am Israel, le donne indossavano il copricapo, Kissui rosh. Come esposto esplicitamente nello Shulchan Aruch: Even Ha’ezer 21,2, ‘le donne ebree, dopo essere sposate, non vadano con il capo scoperto’. Non è una norma dipendente dal tempo, né una rigorosità. È una norma da applicare sempre, anche se l’adempimento non è molto diffuso e può sembrare fuori moda.
C’erano luoghi in cui si usava facilitare e si permetteva l’uso di parrucche, al tempo riconoscibili come tali.
In Italia, i Posekim, decisori halachici, si rifacevano scrupolosamente allo Shulchan Aruch: troviamo numerose testimonianze riguardo all’uso del Kissui Rosh. Rabbenu Moshè Provenzalo z.l. nell’anno 570. Rabbenu Refael Meldola z.l. di Livorno 737. Rabbenu Itzchaq Lampronti z.l. nella sua opera enciclopedica “Pachad Itzchak” riferisce le opinioni contrarie in merito alla copertura del capo con parrucca.
Lo Zohar è rigoroso: non solo sull’uscire di casa senza coprire il capo, ma sul non mostrare i capelli nemmeno in casa propria. Chi pone attenzione a questa norma, avrà berachot. La donna avrà il merito di favorire l’innalzamento del proprio marito e dei loro figli, di accrescere il loro Irat Shamaim, Timore del Cielo.
In Massekhet Yomà viene raccontata la storia di Qimchit, colei che ha meritato di avere sette figli maschi, che hanno tutti rivestito il ruolo di Cohen Gadol. La Ghemarà ci rivela che ha posto attenzione a coprire il capo persino in casa, tanto che le sue pareti non hanno mai visto le sue trecce.
I capelli devono essere coperti interamente con un cappello, un foulard. Se fuoriesce una quantità pari a uno, due ezbaot cioè uno o due centimetri, non è una trasgressione.
Ho sentito la necessità di esprimermi a riguardo perché ignoravo l’argomento. Aver studiato, mi ha aperto gli occhi ma anche destabilizzata. Quando ho pensato di iniziare a coprire i miei capelli, è stata una scelta difficile e graduale. Poco apprezzata da persone vicine, che in modo leggero hanno espresso dissenso. Certa della loro buona fede, in un momento di cambiamento, in cui si è in conflitto con alcune abitudini, che vengono messe in discussione, alla ricerca di un nuovo equilibrio, non aiuta l’ostruzionismo.
D’altronde gli ostacoli fanno parte del percorso.
Quando si è motivati a fare una mitzvà, si è disposti a sacrificarsi per qualcosa in cui si crede, si diventa più forti di tutto il resto Bezrat Hashem!
È molto vasto lo scenario per cui ciascuno può sentire l’esigenza di cambiare, apportare una novità aggiungendo un nuovo proposito, o smettendo di fare qualcosa. Ma una verità assoluta è che, quando si tende a voler gratificare Hashem, basta aprire per Lui un’apertura piccola come la cruna di un ago. Egli spalancherà per noi la porta di un grande salone, Shir AShirim 5,2, Beazlacha!