Dal 7 ottobre il mondo ebraico si interroga sul senso della memoria e su cosa non ha funzionato in questi ottant’anni di ricordo della Shoah: la società civile avrebbe dovuto avere oramai gli anticorpi per quel male che è l’antisemitismo, avrebbe dovuto saper riconoscere i sintomi di quella piaga vigliacca, per combatterla. Eppure dopo l’onda lunga della memoria adesso viviamo il moto travolgente della risacca. Per decenni non ci siamo accorti che quell’empatia, la solidarietà e l’indignazione per lo sterminio programmatico degli ebrei fossero così circoscritte nella storia senza trovare sbocco in un monito ascoltato. Ci siamo preoccupati di come consegnare la memoria della Shoah alle future generazioni, mentre dimenticavamo quanto fosse importante che questa avesse un impatto sul presente. Il 7 ottobre ha risvegliato gli ebrei, rigettandoli in un incubo. “Mai più” risuona adesso come uno slogan privo di senso, di prospettiva. La discussione su come affrontare l’appuntamento del 27 gennaio ha animato l’ebraismo italiano e internazionale che si è espresso con posizioni differenti. In questo numero di Shalom Magazine abbiamo ascoltato le voci degli storici e degli studiosi, abbiamo chiesto ad alcuni giovani di spiegare cosa significa ricordare la Shoah oggi. Ciò che emerge in questo viaggio è che il passato si sovrappone necessariamente al presente, per caratteristiche comuni ineludibili. Certamente la Shoah resta un unicum nella storia dell’umanità, proteggere la sua memoria dalla drammaticità del presente è necessario, ma non riconoscere le stesse dinamiche con ciò che è avvenuto durante il massacro del 7 ottobre e con l’immediata ondata di antisemitismo che ne è seguita, significherebbe tradire la storia. E la sfida del presente è non tradirla.
Il 27 gennaio e la memoria del presente. Online il nuovo numero di Shalom Magazine
È disponibile online il nuovo numero di Shalom Magazine “Memoria: ora o mai più”. L’editoriale del direttore Ariela Piattelli