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    NEWS

    Odio per Israele e antisemitismo: i dati preoccupanti emersi dopo il 7 ottobre

    Intervista al Professore Asher Daniel Colombo, presidente dell’Istituto Cattaneo

    È un’esperienza comune agli ebrei di tutto il mondo: un’ondata potente di antisemitismo (con la maschera dell’antisionismo) è seguita immediatamente alla strage del 7 ottobre. Anche in Italia questa tendenza si è sviluppata al di là di qualunque previsione. Per capire questa dinamica e le sue radici, Shalom ha parlato con Asher Daniel Colombo, presidente dell’Istituto Cattaneo, uno dei più importanti centri di ricerca sociale in Italia, e ordinario di sociologia all’Università di Bologna.

    Professor Colombo che cosa si può capire sul nuovo antisemitismo oggi in Italia, alla luce della ricerca empirica svolta dal suo gruppo su questo tema?
    Ho guidato una ricerca in tre università del Nord-Est: Bologna, Padova e Milano-Bicocca. Si tratta di risultati parziali, perché riguardano solo studenti universitari dei primi anni e solo in questi tre centri. Ci interessava capire se c’erano cambiamenti in un tema molto esplorato. Per riuscirci ho somministrato a un numero consistente di studenti una batteria di 15 affermazioni sugli ebrei, di cui 13 erano negative e due positive, che erano già state utilizzate in ricerche precedenti, come quelle di Sergio Della Pergola nel 2012 e poi nel 2018/19. Il caso ha voluto che la nostra ricerca si sia svolta a cavallo del pogrom del 7 ottobre, per cui siamo stati in grado di seguire l’effetto della strage sull’opinione degli studenti, dividendo le risposte fra quelle ottenute prima del 7 ottobre, quelle dei giorni immediatamente successivi, dunque influenzate solo dal massacro, e quelle più tarde, quando già i giornali erano pieni delle reazioni israeliane.

    Quali sono i risultati più importanti?
    Le 13 affermazioni negative si sono divise in tre gruppi, che ricevevano risposte analoghe. Il primo gruppo, che ricordano un po’ l’antisemitismo dei “Protocolli dei Savi di Sion”, per cui ci sarebbe un complotto ebraico mondiale, gli ebrei controllerebbero i media ecc. ha avuto adesioni piuttosto basse, ma comunque preoccupanti, intorno al 17%. Il secondo gruppo, che riportava accuse simili a quelle contro Dreyfus, per cui gli ebrei non sarebbero leali al loro Paese, si frequenterebbero solo fra loro, sarebbero insomma un corpo estraneo, sono state accettate fino al 33%. Anche questo è un dato non altissimo, ma pesante. Questi primi due gruppi di affermazioni antisemite sono state approvate soprattutto da studenti che si autodefinivano di destra. Poi c’è un terzo gruppo, che riguarda Israele e per esempio ripropone l’accusa per cui gli israeliani si comporterebbero con i palestinesi come i nazisti facevano con gli ebrei. Queste accuse hanno ricevuto un’approvazione molto più alta, fino al 42%. E la cosa più significativa è che esse sono molto approvate in percentuali molto maggiori, fino al 60%, dagli studenti che si autodefinivano di sinistra.

    Cos’è successo con il 7 ottobre?
    L’approvazione delle prime due forme di antisemitismo non sono cambiate molto; si sono ridotte un po’ nei primi giorni e poi sono tornate come prima. La terza componente invece è esplosa: è aumentata subito dopo la strage, prima di qualunque reazione israeliana, ed è cresciuta ancora, fino al 68%, dopo l’inizio dell’operazione. Bisogna notare che l’aumento è interamente dovuto agli studenti che si autodefiniscono di sinistra.

    Perché invece della solidarietà è scattato l’odio?
    C’è uno schema che questi ragazzi hanno imparato: il mondo si divide fra oppressi e oppressori e Israele è fra gli oppressori, se qualcosa che viene visto come “lotta contro gli oppressori” sembra aver successo e riesce a colpirli, allora la solidarietà con i “ribelli” cresce.

    Non c’è rimedio a questa demagogia antisemita?
    Al di là delle mie opinioni personali, un dato indica una possibile via. Abbiamo visto che migliore era il risultato alla maturità, o più libri extrascolastici gli studenti dicevano di aver letto, insomma più erano colti, meno propensi erano all’antisemitismo. Forse la cultura e in particolare la cultura storica può aiutare.

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