Arrivati a Kadèsh, il popolo si lamentò con Moshè e Aharon per mancanza d’acqua dicendo: “Perché avete condotto il popolo dell’Eterno in questo deserto per fare morire noi e il nostro bestiame?” (Bemidbàr, 20:4). L’Eterno parlò con Moshè e gli disse di prendere il suo bastone e di andare con Aharon a parlare alla roccia e di farne uscire acqua alla presenza del popolo. Arrivati alla roccia Moshè disse al popolo: “Ora ascoltate, o ribelli; vi faremo uscire dell’acqua da questa roccia? E Moshè alzò la mano, percosse la roccia col suo bastone due volte, e ne uscì acqua in abbondanza; e la comunità e il suo bestiame bevvero. Poi l’Eterno disse a Moshè e ad Aharon: Siccome non avete avuto fiducia in me per dar gloria al Mio santo nome agli occhi dei figli d’Israele, voi non condurrete questa comunità nel paese che do a loro”(ibid., 10-12).
Nella Torà non è specificato quale fu la mancanza di Moshè e di Aharon che fu causa della grave punizione di non entrare nella Terra Promessa. Così tutti i commentatori offrono diverse spiegazioni.
Rashì (Troyes, 1040-1105) spiega che la mancanza di Moshe e di Aharon fu di colpire col bastone invece di parlare alla roccia. Il Maimonide (Cordova, 1138-1204, Il Cairo), sostiene che la mancanza di Moshè fu di adirarsi con il popolo. R. Chananel (Tunisia, 990-1053) afferma che il peccato fu di dire “faremo” invece di dire “Il Signore farà uscire acqua da questa roccia”. R. Bachya ben Asher (Spagna, 1255–1340) sostiene che le spiegazioni fornite da questi commentatori non sono soddisfacenti. Ed egli trova modo di giustificare il comportamento di Moshè e di Aharon.
R. Yechiel Ya’akov Weinberg (Polonia, 1884-1966, Montreux) in Lifrakìm (pp. 74-84) cita una lezione del suo maestro, r. Nathan Tzvi Finkel (Lituania, 1849-1927, Gerusalemme) fondatore della Yeshiva di Slobodka e influente insegnante di etica ebraica. Per gettare un po’ di luce sull’episodio egli cita i Maestri che nel trattato talmudico Yevamòt (121b) affermano che il Santo Benedetto è assai esigente con i giusti che gli sono vicini, così che anche lievi deviazioni possono suscitare una severa punizione. La punizione di Moshè e di Aharon non derivava da quello che avevano fatto, ma dall’aver perduto l’opportunità di far meglio e di avere un effetto sulla storia futura.
Citando la lezione di r. Finkel, r. Weinberg scrive: Immaginiamo per un momento se Moshè, non appena il popolo avesse iniziato a lamentarsi, fosse uscito di fretta e avesse detto al popolo: ascoltatemi miei cari fratelli. Il Santo Benedetto ha visto la vostra sofferenza; mi ha rimproverato per il fatto che non sono uscito da voi prima per annunciare che la salvezza dell’Eterno arriva in un attimo. Presto avrete acqua in abbondanza per voi, per i vostri figli e per il vostro bestiame. Se Moshè avesse fatto così gli israeliti avrebbero iniziato a danzare di gioia e avrebbero circondato il loro fedele leader baciandogli le mani e gli angoli della sua tunica. Dopo avere bevuto e avere calmato la figliolanza, il leader fedele si sarebbe avvicinato a loro dicendo: cari fratelli, ora ringraziamo l’Eterno per la sua benevolenza. Hodu’ laShem ki tov ki le’olam chasdò (Lodate l’Eterno perché è buono, perché perenne è la Sua bontà). Gli anziani ed il popolo sentendo queste parole dalla bocca del grande profeta si sarebbero prostrati a terra dicendo: Benedetto il Nome del Suo glorioso regno in eterno. Queste voci sarebbero arrivate fino in cielo e avrebbero avuto un effetto su tutti gli abitanti della terra, se Moshè nostro maestro avesse fatto così…
Ma Moshè non fece così e questo grande momento storico fu sprecato.