Il 23 luglio 2019 i deputati statunitensi hanno emanato la Risoluzione H. Res. 246, dove si rammenta che lo Stato ebraico democratico di Israele è un alleato chiave e un partner strategico degli Stati Uniti d’America, che la politica americana ha sempre appoggiato una soluzione pacifica al conflitto israelo – palestinese, mediante negoziati diretti. Si rammenta anche che la cooperazione fra Israele e gli USA assume una grande importanza nel contesto del crescente antisemitismo e delle tendenze autoritarie e dei problemi di sicurezza in Europa, Medio Oriente e Africa del Nord.
La Risoluzione prosegue asserendo che il Movimento per un boicottaggio globale, disinvestimento e sanzioni (BDS) che prende di mira Israele, pone in essere una campagna che non favorisce la soluzione dei due Stati e cerca di escludere Israele e gli israeliani dalla vita economica, culturale e accademica del resto del mondo. Il fondatore del BDS, Omar Barghouti, ha negato il diritto del popolo ebraico nella sua terra natale (homeland), dicendo di opporsi ad uno Stato ebraico in qualsiasi parte della Palestina. Il BDS esplicitamente nega il diritto del popolo ebraico all’autodeterminazione nazionale.
La House of Representatives – prosegue la Risoluzione – ha deciso di opporsi al BDS, che delegittima Israele, mentre chiama israeliani e palestinese a tornare al tavolo del negoziato, sostiene la piena attuazione dell’United States-Israel Strategic Partnership Act of 2014 (Public Law 113–296; 128 Stat. 4075) così come la piena cooperazione in ogni campo con lo Stato d’Israele.
Questa, per sommi capi, la storica Risoluzione USA anti – BDS. La parlamentare Rashida Tlaib, invece, ha sostenuto la validità del boicottaggio, ricordando quello rivolto contro la Germania nazista. Non ha ricordato il boicottaggio nazista contro gli ebrei ma, come recita l’ultima battuta del film “A qualcuno piace caldo”, del regista ebreo Billy Wilder la cui famiglia fu sterminata dai nazisti; la battuta era “nessuno è perfetto”, e diremmo che nemmeno Tlaib lo è.