Non ci si abituerà mai alle sparate mediatiche – la maggior
parte in comparsate televisive – dell’eurodeputata Alessandra Mussolini che non
si stanca manca mai di ricordarci il suo amore incondizionato per il nonno –
anche se non lo ha mai conosciuto di persona – ai limiti (e parola più esatta
non si può trovare) del culto della personalità. D’altra parte per i fanatici
del fascismo che cosa è stato il Ventennio se non un acritico consenso, senza
mai una parola di dubbio, su tutte le scelte operate dal Duce ? Un osannare
tutte le scelte, comprese anche le guerre di conquista, l’alleanza con Hitler,
le leggi razziali e la persecuzione degli ebrei, il tradimento dello Stato, le
violazione dei diritti umani, il confine e il carcere per i dissidenti, le manganellate
e l’olio di ricino, l’abolizione dei sindacati e della stampa libera, la
cancellazione dei partiti e la messa in scena di uno pseudo Parlamento. Per
altro, chi tra gli stessi fascisti abbandonò Mussolini con il voto contrario nel
Gran Consiglio, pagò con la vita il suo presunto tradimento. Bisognerebbe
chiedere ai figli e ai nipoti di Gian Galeazzo ed Edda Ciano (rispettivamente il
genero e la figlia prediletta di Mussolini) che considerazione hanno del loro
nonno che fece fucilare senza pietà – a Verona nel 1944 – il loro padre. Non
credo che il loro giudizio corrisponda al mito osanannte e mieloso che ne fa l’altra
nipote Alessandra, la quale ieri l’ha sparata ancora più grossa: “denuncerò per
apologia di antifascismo tutti coloro che offendono la memoria di mio nonno”. Per
poi aggiungere: “Avviso ai naviganti: legali a lavoro per verificare il
‘politically correct’ di Facebook e altri social nei confronti di immagini e/o
frasi offensive nei confronti di Benito Mussolini: monitoraggio e denuncia a
Polizia Postale”.
Povera Alessandra Mussolini. Proprio come suo nonno che
sposta i carri armati in occasione delle grandi adunate militari per mostrare la
‘grande’ macchina da guerra fascista, al suo bluff nessuno ha creduto, e nessuno
si è spaventato. Anzi la Mussolini ha prodotto l’effetto contrario: in meno di
24 ore gli utenti del web si sono scatenati postando storie e foto tutte nel
segno e con il titolo “Vittime di tuo nonno”.
Anche gli ebrei romani hanno reagito con una proposta di
protesta: “Vi invitiamo a pubblicare su Facebook e Twitter la storia della
vostra famiglia durante la Shoah – è l’appello che sta rimbalzando di social in
social – ricordando alla nipote del Duce quanto siano state vergognose le leggi
razziali promosse da suo nonno: anche grazie a quelle i nostri parenti sono
finiti nei forni di Auschwitz. È importante che ogni post/tweet abbia alla fine
gli hashtag #MussoliniDimettiti #LeggiRazzialiInfamiaItaliana”.
Riccardo
Pacifici, già presidente della comunità ebraica romana, ora nel board
dell’Israeli Jewish Congress, denuncia: “all’interno del post
dell’europarlamentare del gruppo Ppe sono emersi commenti antisemiti a cui
Alessandra Mussolini ha messo ‘mi piace’, cosa gravissima soprattutto se si
parla di una europarlamentare italiana. Non sono infatti bastati 6 milioni di
ebrei morti e 75 anni per farla redimere”.
Evidentemente
la storia sembra non aver insegnato nulla ad Alessandra Mussolini che tuttavia –
con la sua inutile e ridicola sparata – ha ottenuto un risultato per lei inaspettato: si ricorderà di questo giorno di ottobre del 2018 in cui suo nonno
Benito Mussolini è stato ingiuriato e vilipeso persino di più del giorno in cui
il 29 aprile 1945 fu appeso a Piazzale Loreto a Milano.