Il Museo ebraico Amsterdam e il Museo nazionale dell’Olocausto olandese hanno inaugurato giovedì la mostra ‘Looted, storie personali sul saccheggio e la restituzione dei beni culturali ebraici’ che rimarrà aperta fino al 27 ottobre. Oggetti, opere d’arte, foto, documenti personali, estratti di film, audio e interviste con i discendenti danno vita a otto storie di grande impatto emotivo.
Le cinque storie sulla restituzione delle opere di Fritz Mannheimer, Dési Goudstikker, della famiglia Heppner-Krämer, di Samuel Jessurun de Mesquita e di Margarete Stern-Lippmann sono ospitate al Museo Nazionale della Shoah, mentre il Museo ebraico propone tre storie personali che riguardano la restituzione di libri ebraici e oggetti cerimoniali ebraici di Louis Hirschel, Louis Lamm e Leo Isaac Lessmann.
Il noto antiquario Louis Lamm (1871-1943) fuggì da Berlino ad Amsterdam nel 1933. Nel 1941, il Sicherheitsdienst nazista chiuse la sua attività, fu deportato e assassinato alla fine del 1943; lo stesso anno, i nazisti sequestrarono la sua collezione antiquaria. Alcuni oggetti appartenuti a Lamm si trovano ora in Israele, ma non si hanno notizie della maggior parte della collezione. Leo Isaac Lessmann (1891-1971) aveva conservato un migliaio di oggetti cerimoniali ebraici in casse a casa di Lamm, cui aveva affidato la sua collezione mentre la situazione in Germania degenerava. Lessmann fuggì in Palestina nel 1939, tutti i suoi oggetti andarono perduti durante la guerra e non si ebbe più alcuna notizia. Nel 1966 la Germania Ovest concesse a Lessmann un misero risarcimento finanziario per la perdita delle sue proprietà. Neglianni ’30, Fritz Mannheimer (1890-1939) realizzò una collezione internazionale di arte applicata di altissima qualità, acquistò in Germania molti dei suoi pezzi migliori nella seconda metà del decennio da collezionisti ebrei che furono costretti dalla persecuzione nazista a vendere i loro oggetti preziosi. Gli ebrei tedeschi che decisero di lasciare il paese tra il 1933 e il 1939 dovettero pagare un’enorme tassa di emigrazione, Mannheimer fu profondamente colpito dalle loro condizioni, per aiutarli istituì fondi di emergenza. Parte della collezione di Mannheimer fu spedita in Germania durante la guerra, destinata al museo del Führer rimasto incompiuto. Dopo la guerra, 1.800 oggetti giunsero al Rijksmuseum, dove sono tutt’ora tra i pezzi più belli della collezione di arte applicata.
La mostra propone anche la storia di Dési Goudstikker-Halban (1912-1996): il marito, il mercante d’arte Jacques Goudstikker, morì nel 1940 durante la loro fuga in Inghilterra. Dopo la guerra, Dési lottò per molti anni per recuperare dallo stato olandese la sua collezione d’arte; lottò contro il governo olandese intransigente e contro l’ostinata burocrazia delle organizzazioni con cui dovette confrontarsi; esausta alla fine accettò di patteggiare.
Emile Schrijver, direttore del Quartiere Culturale Ebraico di Amsterdam nel presentare la mostra ha spiegato: “Looted si avvale della collaborazione del Rijksmuseum che offre il peso e l’autorevolezza che l’argomento richiede, il nostro museo ha apportato l’esperienza necessaria per esplorare la complessità dell’impatto emotivo”. Taco Dibbits, direttore generale del Rijksmuseum ha aggiunto: “Isolati, derubati, deportati e uccisi: l’espropriazione organizzata e sistematica delle proprietà faceva parte del processo di disumanizzazione degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale, culminato nella Shoah. La mostra presenta l’impatto di questo saccheggio nazista e l’indifferenza che incontrarono le vittime quando chiesero la restituzione dopo la guerra. Otto storie personali mettono in evidenza l’effetto della perdita di oggetti preziosi sui proprietari e sulle loro famiglie, e l’importanza per i loro eredi di recuperare ciò che è andato perduto”.