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    Comprò le aziende degli ebrei costretti a vendere durante il nazismo: all’asta i gioielli di Heidi Horten

    Una collezione di gioielli dal valore di oltre 150 milioni di dollari, appartenuti ad Heidi Horten, miliardaria e collezionista di gioielli austriaca, è stata messa in vendita questa settimana dalla casa d’aste Christie’s. La triste realtà, però, è che l’origine di questa fortuna affonda le sue radici nel nazismo. Il marito tedesco della Horten, Helmut, acquisì aziende e beni dagli ebrei durante le persecuzioni. Nonostante le richieste delle associazioni ebraiche di annullare la vendita, la casa d’aste Christie’s si è categoricamente rifiutata, promettendo che i proventi ottenuti verranno poi devoluti in beneficenza per l’educazione e la didattica della Shoah.

     

    Christie’s prevede di vendere l’intera collezione di 700 gioielli, stimata per un valore di oltre 150 milioni di dollari, entro la fine dell’anno. Una parte della collezione è disponibile online dalla scorsa settimana, mentre quasi 250 pezzi saranno venduti di persona a Ginevra nei prossimi giorni. I gioielli includono pezzi di design del XX secolo di case del calibro di Cartier, Bulgari, Van Cleef & Arpels, tutti appartenuti a Heidi Horten, morta lo scorso anno all’età di 81 anni, con una fortuna di $ 2,9 miliardi, secondo quanto riportato da Forbes.

     

    La vendita in questione potrebbe eclissare i precedenti record stabiliti da Christie’s delle vendite di proprietà appartenute all’attrice Elizabeth Taylor nel 2011 e della collezione “Maharajasand Mughal Magnificence” del  2019. Entrambe le vendite hanno superato i 100 milioni di dollari.

     

    In un rapporto pubblicato nel gennaio 2022 da storici incaricati dalla Horten Foundation,  è emerso che il marito di Heidi Horton, Helmut Horton, morto in Svizzera nel 1987, era stato membro del partito nazista prima di essere espulso. Nel 1936, tre anni dopo che Adolf Hitler era salito al potere in Germania, Horten aveva rilevato la società tessile Alsberg, con sede nella città occidentale di Duisburg, dopo che i suoi proprietari ebrei erano fuggiti. In seguito, rilevò diversi altri negozi che erano appartenuti a proprietari ebrei prima della guerra.

     

    Numerose associazioni ebraiche hanno chiesto a Christie’s di fermare la vendita.

     

    “Questa vendita è indecente”, ha detto martedì Yonathan Arfi, presidente del Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche in Francia (CRIF). “Non solo i fondi che hanno permesso di devolvere in beneficenza, ma anche l’acquisto di questi gioielli che provengono “dall’arianizzazione” delle proprietà ebraiche condotta dalla Germania nazista”.

     

    “Arianizzazione” era un termine nazista impiegato per giustificare la politica di sequestro delle proprietà degli ebrei, così da consegnarle ai non ebrei, e assicurare l’esclusione degli ebrei dagli affari. Il Simon Wiesenthal Center (SWC), un’organizzazione ebraica per i diritti umani, ha rilasciato una dichiarazione la scorsa settimana dicendo che Christie’s “deve sospendere immediatamente questa vendita fino a quando non saranno completate le ricerche sul collegamento con le acquisizioni dell’era nazista”.

     

    L’American Jewish Committee, nel frattempo, ha criticato la decisione di Christie’s di contribuire con i proventi della vendita a un’organizzazione di ricerca e istruzione sulla Shoah. “Non è sufficiente che questa vendita vada a beneficio di una fondazione di beneficenza o che Christie’s faccia una donazione non specificata per l’educazione alla Shoah”, riporta la nota. “Invece, l’asta dovrebbe essere sospesa fino a quando non verrà fatto un serio sforzo per determinare quale parte di questa ricchezza proviene dalle vittime del nazismo”.

     

    Tuttavia, la casa d’aste ha protetto la vendita, nonostante le critiche ricevute. Sostenendo che “Christie’s separatamente sta facendo una donazione significativa per la ricerca e l’educazione alla Shoah. Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di intraprendere il progetto”.

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