Nel suo ultimo saggio, Solitudine di Israele (La Nave di Teseo), Bernard-Henri Lévy affronta con lucidità il massacro del 7 ottobre 2023, scavando a fondo nella condizione di isolamento e vulnerabilità di Israele e, per riflesso, del mondo ebraico.
Il filosofo francese parte dall’attacco, un trauma collettivo che ha sconvolto la società israeliana e l’opinione pubblica mondiale, per poi ampliare la sua analisi oltre i fatti di cronaca, esplorando le radici profonde dell’antisemitismo contemporaneo.
In 174 pagine, Lévy riflette sulla portata globale di questo “Evento” – inteso in senso filosofico – e ne analizza le implicazioni per le società occidentali. Il saggio si articola in tre “scosse” che interrogano i dilemmi del nostro tempo: il conflitto interiore dell’anima ebraica tra la necessità di eliminare Hamas e il riscatto degli ostaggi, il ritorno del male assoluto e la minaccia geopolitica rappresentata dai “cinque re”, come li definisce Lévy, ossia l’Iran, la Cina, la Russia, la Turchia e l’Islam radicale, rappresentato dai Talebani e dai Fratelli Musulmani.
Bernard-Henri Lévy non si limita a criticare l’antisemitismo e il negazionismo che hanno accompagnato il massacro del 7 ottobre, ma denuncia con forza l’indifferenza globale e il silenzio delle istituzioni internazionali riguardo alla barbarie commessa da Hamas sui civili israeliani, alle violenze di subite dalle donne e alla questione degli ostaggi.
Contro le accuse di apartheid e colonialismo rivolte allo Stato ebraico, il filosofo propone una difesa incisiva, sottolineando come il conflitto successivo al 7 ottobre sia solo un capitolo di una battaglia più ampia tra democrazie e regimi autoritari.
Solitudine di Israele è un saggio complesso che riflette su temi etici, geopolitici e storici, intrecciandoli con il destino di Israele. Il libro offre una riflessione che va oltre la cronaca del conflitto, toccando temi universali come il male, l’indifferenza e la fragilità della civiltà occidentale. Il filosofo francese richiama il lettore a una riflessione critica sul presente, evidenziando le minacce che gravano non solo sullo Stato ebraico, ma sull’intero mondo occidentale. Secondo Lévy infatti, le “scosse” che colpiscono Israele sono sintomi di una più ampia crisi che coinvolge l’intero Occidente. Per questo motivo la battaglia per Israele è anche la battaglia per l’anima dell’Occidente e Bernard-Henri Lévy ci invita a non restare indifferenti.