Un mezzo shekel d’argento, risalente a duemila anni e con sopra l’iscrizione ebraica “Santa Gerusalemme”, è stato scoperto nel deserto della Giudea. A rivelarlo l’Autorità per le Antichità di Israele – IAA.
La rara moneta, datata 66/67 dell’era volgare, riporta ai tempi della prima rivolta ebraica contro i romani. Scoperta all’ingresso di una grotta vicino a Ein Gedi, il ritrovamento fa parte di un’operazione di rilevamento delle grotte, che l’IAA sta gestendo in collaborazione con il Ministero del Patrimonio israeliano. Recentemente, come parte dell’indagine, i ricercatori della IAA avevano raggiunto una sezione di una scogliera lungo uno dei torrenti nell’area di Ein Gedi; così i ricercatori hanno notato la moneta che sporgeva dal terreno all’ingresso di una delle grotte sulla scogliera.
Yaniv David Levy, ricercatore del Dipartimento Monete della IAA, ha spiegato: “È possibile vedere un’iscrizione scritta in ebraico che reca la frase Santa Gerusalemme”. Il ricercatore ha anche notato che la moneta Gedi presenta tre melograni al centro della moneta, “un simbolo familiare sulla sterlina israeliana, usato dallo Stato di Israele fino al 1980”. Sull’altro lato appare un calice, mentre sopra è incisa la lettera ebraica alef, che indica il primo anno della ribellione, così come l’iscrizione “Hatzi Shekel” [mezzo shekel], che indica il valore della moneta. Il calice era un simbolo tipico delle monete usate dalla popolazione ebraica nel tardo periodo del Secondo Tempio. Queste monete furono coniate nei valori di “shekel” e “mezzo shekel” durante la prima ribellione contro i romani, che ebbe luogo nella Terra di Israele dall’anno 66 al 70. Questa ribellione si concluse con la distruzione del Secondo Tempio di Gerusalemme.
È interessante notare che, in conformità con il comandamento biblico che vieta agli ebrei la possibilità di rappresentare immagini, gli ebrei incisero simboli presi dal mondo delle piante sulle loro monete, oltre a motivi ispirati da oggetti religiosi.
Si presume che le monete siano state coniate a Gerusalemme, e forse anche nello stesso complesso del Tempio. Con queste monete, i ribelli scelsero di usare l’antica scrittura ebraica che era comune centinaia di anni prima – durante il periodo del Primo Tempio – e non la scrittura greca che era usata nei giorni del Secondo Tempio.
“Le monete del primo anno della rivolta, come questa moneta che è stata scoperta nel deserto della Giudea, sono rare”, ha detto Levy. “Durante il periodo del Secondo Tempio, i pellegrini pagavano una tassa di mezzo shekel al Tempio. Quando scoppiò la rivolta, i ribelli emisero queste monete sostitutive che recavano le iscrizioni “Israel shekel”, “half shekel” e “quarter shekel”. Sembra che il culto del Tempio sia continuato anche durante la ribellione, e queste monete siano state utilizzate anche dai ribelli per questo scopo”.
“Trovare una moneta d’argento del genere nel primo anno di uno scavo archeologico è un evento raro in Israele in generale, e nel deserto della Giudea in particolare” ha detto il ricercatore a Amir Granor.
La scoperta dimostra l’importanza di esaminare l’intero deserto della Giudea “sistematicamente e professionalmente”, ha aggiunto. “Ogni elemento scoperto aggiunge ulteriori informazioni sulla storia del nostro Paese”.
Se l’indagine non fosse stata effettuata, ha continuato, la moneta sarebbe caduta nelle mani dei ladri di antichità e sarebbe state venduta al miglior offerente.
“L’entusiasmante scoperta porta alla luce ulteriori prove dei profondi e indiscutibili legami tra il popolo ebraico, Gerusalemme e la Terra d’Israele” ha detto Il ministro dell’eredità Rabbi Amihai Eliyahu.
“La moneta è una prova diretta e tangibile della ribellione ebraica contro i romani, un periodo turbolento nella vita del nostro popolo di duemila anni fa, durante il quale l’estremismo e la discordia hanno diviso il popolo e portato alla distruzione. Siamo tornati qui dopo duemila anni di desiderio, e la città di Gerusalemme è tornata ad essere la nostra capitale, ma le dispute non sono finite. Trovare questa moneta ricorda il nostro passato e ci spiega perché dobbiamo lottare” ha aggiunto il direttore della IAA Eli Escusido.