“Questa bambina mi rappresenta all’età di cinque anni quando fui rapita a Tel Aviv rischiando di essere uccisa”. Rona Boyarski (nata nel 1945 in Israele) sintetizza con queste poche parole l’esperienza drammatica che ha vissuto e che solo da pochi anni ha cominciato a raccontare. Lo ha fatto attraverso un ciclo di opere “Recollections” (Reminescenze) esposte nell’omonima personale curata da Ermanno Tedeschi alla Galleria Liberarte di Roma fino al 14 giugno.
Ogni tavola dipinta ha come titolo “Recollection” seguito da un numero, facendo presupporre una sequenza; in realtà seppure disposte in continuità non seguono un ordine progressivo come sono, appunto, i ricordi. I luoghi si fondono e ogni diversa ambientazione può evocare un vecchio quartiere come anche la più futuristica Tel Aviv, anche se niente può essere identificato.
L’unica costante è la rappresentazione di una bambina che porta con sé una bambola e ha la bocca aperta come nell’atto di urlare o di cantare. Nessuno può capire cosa stia veramente facendo visto che i personaggi che la circondano sono anonimi: non hanno occhi per guardarla né orecchie per sentirla.
Nonostante l’assenza di comunicazione i suoi colori sono sgargianti e le ambientazioni semplici e giocose non lasciano presupporre nulla di drammatico dice infatti Rona “non c’è sofferenza, questa bambina non è una, non lo era in passato e non lo è ora”, perché quando ci sente liberi da un passato doloroso la visione non può essere che ottimistica.
La mostra ha il patrocinio dell’Ufficio Culturale dell’Ambasciata di Israele in Italia