Il XVIII secolo fu un secolo di grandissime trasformazioni legate al passaggio dalla società dell’Antico Regime, basata sulle strutture feudali e corporative, alla società contemporanea in cui si è affermata la borghesia commerciale e industriale.
In questo periodo maturarono trasformazioni sociali e politiche importanti quali, ad esempio, la Guerra d’indipendenza americana (19 aprile 1775 – 3 settembre 1783) e la Rivoluzione francese (5 maggio 1789 – 9 novembre 1799) con le associate guerre napoleoniche (1803-1815). Si trattò di passaggi epocali e cruenti, che videro protagonisti anche gli ebrei.
La Roma di fine secolo era ancora fortemente ancorata ai modelli delle società preindustriale e il ghetto rappresentava uno stanco residuo delle politiche controriformistiche, sempre più in contraddizione con i cambiamenti in atto e le istanze libertarie coeve.
Le conseguenze dei grandi sommovimenti si ebbero anche all’interno dello Stato pontificio e a Roma in particolare tra il febbraio del 1798 e il maggio del 1800. In questo arco cronologico le armate francesi e quelle controrivoluzionarie napoletane borboniche si batterono per il controllo del territorio e gli ebrei di Roma sperimentarono un breve periodo di libertà, vissuto peraltro con non pochi problemi economici anche legati ai tributi da pagare ai francesi in funzione dell’economia di guerra.
Discorso di Antonio Pacifici (Grotte di Castro, 12 mag. 1769 – Ronciglione, 1799)un ecclesiastico, che sposò la causa della Rivoluzione francese. Fonte: Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma “Giancarlo Spizzichino”
Alcuni contributi imposti agli ebrei dall’armata francese. Fonte: Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma “Giancarlo Spizzichino”
In questo breve periodo, alcune famiglie ebraiche riuscirono ad ottenere vantaggi economici, soprattutto quelle più facoltose come gli Ambron, gli Ascarelli e i Corcos, prevalentemente in relazione all’alienazione delle proprietà ecclesiastiche.
Per la stragrande maggioranza della popolazione ebraica, al di là della libertà di movimento e dell’equiparazione dei diritti a quelli degli altri cittadini, non si registrarono particolari vantaggi materiali, anzi, per alcuni versi, l’economia di guerra fu particolarmente pesante.
Inoltre, il ripristino dello status quo ante mise in cattiva luce gli ebrei nei confronti delle autorità ecclesiastiche e di buona parte della popolazione fortemente conservatrice e antirivoluzionaria.
Le conseguenze dell’arrivo delle truppe napoletane.
Fonte: Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma “Giancarlo Spizzichino”
Un altro momento estremamente turbolento per la città fu quello dell’occupazione francese della città nel periodo compreso tra il 1808 e il 1814, ovvero la fase conclusiva del conflitto fra la Francia e diverse coalizioni di Stati (che videro la partecipazione di Austria, Prussia, Gran Bretagna, Olanda, Regno di Spagna, Regno di Portogallo, Regno di Napoli, Regno di Sardegna, Svezia, Russia e appunto Stato pontificio), che condusse alla sconfitta di Napoleone e al tentativo di ripristino della situazione precedente la Rivoluzione francese attraverso la Restaurazione sancita dal congresso di Vienna (1814-1815).
Per una seconda volta gli ebrei ebbero l’occasione di saggiare libertà mai ottenute nei secoli precedenti in un contesto estremamente complesso come quello dei conflitti in corso. Tuttavia, l’eliminazione dei debiti della Comunità ebraica dell’Urbe nei confronti delle istituzioni ecclesiastiche, contratti soprattutto a causa di un fisco rapace, determinò un sollievo materiale temporaneo.
In generale, i pochi anni di libertà non ebbero significativi effetti sulla popolazione ebraica romana, peraltro impoverita dall’emigrazione di molte famiglie facoltose di inizio Ottocento, prevalentemente verso la Toscana, in cerca di luoghi che offrissero condizioni di vita migliori.
Il fascicolo che racchiude i decreti che assolvevano la Comunità ebraica (Università) dall’onorare i debiti nei confronti delle istituzioni ecclesiastiche.