Ci interroghiamo spesso sulla ragione per la quale la nostra società sia ancora tanto maschilista. Spesso però le radici di questo machismo vanno semplicemente ricercate in un periodo storico politico che ha marchiato l’Italia in maniera indelebile: il fascismo. presso il Museo Ebraico di Roma, assieme al Centro di Cultura Ebraica, Mirella Serri ha presentato il suo nuovo libro: “Mussolini ha fatto tanto per le donne! Le radici fasciste del maschilismo italiano” edito da Longaresi. A moderare l’evento il direttore del DIBAC Claudio Procaccia. Hanno dialogato con l’autrice, Giovanni Grasso e Amedeo Osti Guerrazzi.
L’incontro si è aperto con i saluti della Presidente Ruth Dureghello che ha sottolineato come il pensiero ebraico stesso evidenzi come le donne siano il fulcro di una società che cerca un cambiamento, lo stesso cambiamento che viene “schiacciato piano piano esattamente come le donne” come ha detto Giovanni Grasso. È stato poi analizzato assieme al pubblico presente come all’interno del saggio l’intreccio tra la vita personale di Mussolini e la condizione delle donne durante gli anni del fascismo siano legati. Lo stesso Mussolini coglie l’importanza delle donne nella società di massa capisce che le donne sono importanti al fine del consenso politico. Le ammira si, ma le teme. Un dualismo che Mussolini trasporrà anche nelle sue relazioni amorose come sostiene Mirella Serri: “Lo possiamo vedere anche nei suoi amori questo rapporto di odio e amore che Mussolini prova per le donne, lo diceva anche sua sorella Edvige: “Benito con le donne utilizza una crudeltà inaudita”. Ma allora perché le donne lo amavano?” Perché facevano la fila per essere ricevute a Palazzo Venezia da quello che consideravano il loro Duce? Per rispondere a questo quesito bisogna capire il Mussolini uomo. Nel 1904 Benito, un giovanissimo operaio sporco e molto povero, aveva compreso come poteva utilizzare le sue amanti. Le sfruttava, ne rubava la cultura e gli interessi. Divenne così ben presto un trascinatore delle folle, ma anche delle donne che lo consideravano un uomo politico valoroso e colto per i suoi tempi. Tutto questo, e molte altre riflessioni si dipanano nella narrazione che aiuta il lettore a comprendere come siano gettate la basi affinché si costruisse il maschilismo che conosciamo oggi e la fascinazione, che spesso si prova, nei confronti dei leader che non sono sempre armati di buone intenzioni.
Le donne e Mussolini, quasi un binomio che prende forma e si nutre dei suoi stessi personaggi. Basti pensare ad una donna colta come Margherita Sarfatti, ebrea appartenente alla borghesia veneziana che si fa conquistare dal fascino selvaggio di Mussolini. Spesso definita “la donna che inventò Mussolini”, la Sarfatti più viene trattata con disprezzo e più ama Mussolini spingendosi persino a finanziare la marcia su Roma. L’uomo che nega i diritti alle donne ma che al contempo le conquista, ruba la loro la cultura, fa parlare le sue amanti di libri per poi rivendersi le loro teorie in uno mondo fatto di uomini. Un libro estremamente contemporaneo che porta ad una lunga riflessione su quello spaccato della società italiana nella quale ancora esiste la violenza contro le donne e il patriarcato.