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    La storia dimenticata delle migliaia di pogrom che anticiparono la Shoah

    Non cominciò con la Shoah. Venti anni prima dall’inizio della macchina infernale, ci furono numerosi pogrom che uccisero migliaia di ebrei. Nonostante questi attacchi siano stati dimenticati, all’epoca “erano notizie da prima pagina”, scrive il Times of Israel. Tutta quella violenza su vasta scala faceva presagire il peggio ai molti, tra cui anche persone celebri come Albert Einstein e lo scrittore Anatole France.

     

    Le storie dei pogrom sono state raccolte e spiegate nel libro “Nel mezzo dell’Europa civilizzata: i pogrom del 1918-1921 e l’inizio dell’Olocausto” del professore di storia e di studi giudaici dell’Università del Michigan Jeffrey Veidlinger, che ai microfoni del Times of Israel ha detto: “Penso che in questo momento non siano molto conosciuti, soprattutto perché sono stati superati dalla Shoah”.

     

    Eventi drammatici che hanno causato morte ed emigrazioni, segnando per sempre le vite delle vittime. Come di quei bambini ebrei che fuggirono dall’Ucraina per dirigersi a Mosca, dove il celebre Chagall diede loro lezioni d’arte in un orfanotrofio fuori dalla capitale sovietica. Racconta l’artista di aver ascoltato racconti di genitori assassinati, violenze, bambini al freddo, logori e affamati.

     

    Molti dei pogrom, nota l’autore del libro, sono avvenuti paradossalmente in contemporanea ai colloqui di pace di Versailles alla fine della Prima guerra mondiale. Il più atroce, però, lo identifica in quello di Proskuriv, città dell’Ucraina, avvenuto il 14 febbraio 1919: portò alla morte di 911 persone.

     

    “Penso che sia stato quasi un genocidio – commenta Veidlinger – Mostra come la violenza sia aumentata durante il brevissimo periodo di tempo tra il novembre 1918 e il febbraio 1919”.

     

    I pogrom avevano molti autori diversi: membri di schieramenti opposti nella guerra civile russa, soldati e civili ucraini e polacchi, così come i signori della guerra locali. Molte delle aggressioni avvennero all’interno dell’ex Pale of Settlement russo, la regione in cui gli ebrei erano storicamente confinati sotto gli Zar.

     

    Con la fine della Prima guerra mondiale, però, la situazione migliorò leggermente. “Il nuovo governo ucraino adottò una politica di tolleranza verso gli ebrei – scrive il Times of Israel – tanto che su alcune monete erano persino incise parole in yiddish”. Nonostante ciò, l’atteggiamento dei soldati e dei cittadini verso gli ebrei non mutò mai, restò il solito odio che Veidlinger descrive come “generazionale”.

     

    Nel libro vengono riportati fatti particolarmente raccapriccianti, tra cui quello in cui l’armata bianca – i sostenitori degli Zar nella guerra civile russa – diede fuoco ad un gruppo di ebrei vivi all’interno di una sinagoga, uccidendone in totale 1127. “Era molto peggio della crudeltà medievale – ha detto Veidlinger – È stato come la Shoah”.

     

    Lo scrittore si è concentrato anche sulla situazione in Polonia, dove ebbe luogo un pogrom nella città di Lviv nel novembre 1918, in concomitanza con l’indipendenza polacca. Violenza sulle donne, rotoli della Torah distrutti, tra gli autori del colpo c’erano sia soldati che civili.

     

    In preda a continui attacchi, spiega Veidlinger, alcuni ebrei decisero di unirsi all’Armata Rossa per rifarsi delle violenze subite dagli ucraini. Altrettanti attacchi antisemiti si manifestarono nella Germania di Hitler, come il massacro di Babyn Yar, avvenuto nel 1941, quando nazisti e collaborazionisti ucraini uccisero brutalmente gli ebrei rimasti nella regione attraverso sparatorie di massa. A Bila Tserkva, agosto 1941, sempre i nazisti fecero uccidere agli ucraini un gruppo di bambini ebrei.

     

    Una buia pagina della storia che dev’essere ricordata e che dimostra quanto l’odio antisemita non dorma mai in alcuna epoca, pronto a manifestarsi costantemente e nei periodi di crisi ancora di più.

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