“La Kristallnacht fu un test. I nazisti
volevano vedere quale sarebbe stata la reazione dell’Occidente e del mondo
intero ad un atto di tale portata e gravità”. Queste le parole di Rav
Yisrael Meir Lau un anno fa alla conferenza organizzata dalla European Jewish
Association. La Notte dei Cristalli fu la prima prova generale di quello che
sarebbe stato il più grave genocidio del Ventesimo secolo. A 85 anni di
distanza il gruppo terroristico di Hamas ha fatto qualcosa di molto simile, se
non addirittura peggiore, di quanto accaduto tra il 9 e il 10 novembre 1938.
Quella notte 7500 esercizi commerciali furono
oggetto di atti vandalici e devastati. La notte dei cristalli, tuttavia, non si
esaurì affatto nella distruzione delle vetrine: migliaia di case furono
assalite e saccheggiate, almeno 267 sinagoghe vennero distrutte. Gli ebrei
uccisi quella notte furono 91, mentre in 30 mila furono deportati a Dachau,
Buchenwald e in altri lager. Qui circa 800 di loro morirono per i
maltrattamenti. La “soluzione finale” vera e propria sarebbe iniziata solo nel
1941, ma la Kristallnacht fu l’inizio degli assassini di massa. Il tutto, nel
silenzio generale dell’Occidente, che non reagì affatto.
Il 7 ottobre 2023 Hamas ha compiuto la sua di prova
generale, portando distruzione e morte nelle città del sud di Israele,
uccidendo barbaramente oltre 1400 civili e prendendone in ostaggio 242. Con
massacri avvenuti poco più di un mese fa, i terroristi di Hamas hanno messo in
pratica un primo tassello di un progetto più ampio: la distruzione dello Stato
d’Israele e lo sterminio degli ebrei. In pratica, il primo passo di un
potenziale genocidio.
Un’idea messa nera su bianco dall’organizzazione
islamista il 18 agosto 1988 nel loro Statuto, dove si delinea l’identità
fondatrice, la posizione e gli obiettivi di Hamas. Attraverso un ampio ricorso
di citazioni degli hadith e del Corano, la Carta identifica la lotta di Hamas
come una continuazione della “Nostra [lunga e pericolosa] lotta con gli
ebrei…”. In particolare la conclusione dell’articolo 7, dove si legge:
“L’Ultimo Giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro
gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno, e fino a quando gli ebrei si
nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l’albero diranno: O
musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me – vieni e
uccidilo; ma l’albero di Gharqad non lo dirà, perché è l’albero degli ebrei”
(citato da al-Bukhari e da Muslim). La Carta fu dichiarata “genocida” da
numerosi esperti e giornalisti, che condannarono il movimento islamista. Questo
portò l’apparato politico di Hamas a “moderare” quanto scritto decenni prima,
pubblicando una versione modificata della Carta nel 2017. Tuttavia, quanto
accaduto il 7 ottobre e quanto dichiarato dai leader di Hamas nell’ultimo mese
hanno messo in chiaro una cosa: la modifica è solo uno specchietto per le
allodole.
Facendo i giusti distinguo, questi due avvenimenti
hanno tuttavia diversi punti in comune, in particolare l’efferatezza degli atti
compiuti, dai nazisti da una parte e dai terroristi di Hamas dall’altra, che
hanno messo in pratica un nuovo e preoccupante modo di fare terrore; e quello
che è stato l’odio cieco di parte della popolazione civile. Proprio su questo è
importante soffermarsi. Infatti, nella notte tra il 9 e il 10 novembre l’odio
fomentato dai membri del partito nazista portò la popolazione a partecipare a
uno dei pogrom più importanti del Ventesimo secolo. Allo stesso modo, lo scorso
ottobre diversi civili parteciparono volontariamente ai massacri dei kibbutzim.
Secondo diverse testimonianze infatti, ad appiccare gli incendi e a derubare le
proprietà private israeliane ci sono stati anche numerosi civili. E numerosi
sono stati inoltre i gazawi che hanno festeggiato l’arrivo degli ostaggi, tra
cui donne, bambini e anziani, e dei corpi esanimi degli israeliani portati
nella striscia come trofeo.
Rispetto a 85 anni fa, fortunatamente, i governi
occidentali hanno fermamente condannato le atrocità commesse da Hamas.
Tuttavia, quanto accaduto il 7 ottobre sta di giorno in giorno cadendo sempre
di più nel dimenticatoio. Chiedere a Israele di fermarsi e non poter
distruggere il gruppo terroristico, in questo momento, significa ripetere gli
errori del passato: oggi l’Occidente non può e non deve rimanere indifferente
rispetto al progetto di genocidio che vuole portare avanti Hamas.